Tra la visione e il fallimento: sul progettare

Intervento al Consiglio Provinciale allargato delle Acli Brescia - 16 dicembre 2013 

Premessa: Quando parliamo di progetti pensiamo subito a qualcosa di tecnico. Ai formulari. Ai soldi. Alle scadenze. Eppure a me pare che il progettare sia tutt'altro. Certo, il progettare contiene anche la tecnica. Contiene anche la dimensione economica. E quella organizzativa. Ma non si esaurisce in quello. Anzi, nemmeno parte da quello né quello è il centro.  

Quali sono allora le cose centrali del progettare? 

1. La visione: un punto di vista, una visione di realtà. Una visione di mondo. Una visione di diritti, di legami, di comunità. Ma quindi anche una visione di sé. Di sé come singole persone, ma anche di sé come Acli. Avere una visione significa saper vedere quello che c'è. Ma anche quello che non c'è, che manca. E anche quello che non c'è, ma potrebbe esserci. E' sulla visione (come se fosse un albero rovesciato, con le radici per aria) poggiano gli infiniti possibili alberi dei progetti.  I progetti sono il ponte che connette la visione con la realtà. Che connette il cielo con la terra. Sembra un paradosso ma non lo è. Senza visione (senza sguardo alto, senza cielo) i progetti fluttuano, non riescono a mettere radici nella realtà. E quindi non riescono a fiorire e poi a portare frutto.

Volontariato di Sistema Acli







1.  Ipotesi sul volontariato nelle Acli
1.1 Le motivazioni dell’adesione alle Acli
1.2. Ipotesi di azioni
2. Un volontariato “aclista”
2.1 Chi è un volontario?
2.2 Volontariato di una associazione di promozione sociale
2.3 Esiste uno stile aclista di volontariato
2.4 Un ventaglio di proposte prendibili
2.5 Volontario del Patronato? Volontario del Caf? O volontario delle Acli (compreso UsAcli, Ipsia, Fap...)
3. Quindi.... cosa fare?
3.1 Mappatura dell'esistente
3.2 Definizione delle caratteristiche del volontariato aclista
3.3 Definizione di una primo ventaglio di proposte comunicabili
3.4 Identificazione di alcuni territori per avviare sperimentazioni

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1.  Ipotesi sul volontariato nelle Acli


1.1 Le motivazioni dell’adesione alle Acli

Oggi le persone aderiscono alle Acli (Acli, Usacli, Cta, Fap) perchè:

  1. è una proposta vantaggiosa rispetto al costo di un servizio (Caf, Patronato, Enaip?)
  2. è una proposta “obbligatoria” legata ad una attività che vuole svolgere (UsAcli, Cta...?)
  3. è una proposta interessante che qualcuno (che conosce personalmente o no) gli fa direttamente sul territorio (circoli)
  4. è una proposta interessante che qualcuno gli fa in collegamento ad una attività che svolge, o iniziativa che partecipa (corsi, centri estivi, seminari, attività di punti famiglia, volontariato, gas...)
  5. è una iniziativa personale legata alla condivisione (anche solo parziale) di una identità o posizione politica

Sarebbe interessante capire quali sono le proporzioni delle diverse tipologie. E in parte con un'analisi dei dati potremmo farlo. In generale, tuttavia, possiamo ritenere che le prime due motivazioni sono maggioritarie e le ultime due sono minoritarie.

Io penso che la qualità della vita associativa sia data da 3 caratteristiche principali:
  1. Una proposta politica, di identità (il “punto di vista” sulla società)
  2. Una proposta di partecipazione (“un fare”) che provi a tradurre in attività e azioni la proposta politica, l'identità, il punto di vista. (essenza di “movimento”)
  3. Una attenzione e cura alla vita democratica interna, una sperimentazione di “relazione”  (associarsi, mettersi assieme, relazione e regole)


Rispetto alle 5 dimensioni identificate e alle tre caratteristiche della vita associativa la seguente tabella ci permette di comprendere come si corrispondono le motivazioni all’adesione e le caratteristiche della vita associativa:

Adesione
Proposta politica
Proposta di partecipazione
Vita democratica (relazione)
Note
Servizi
NO
NO
NO

Attività/Servizio 
NO
NO
NO

Conoscenza (circolo)
SI
SI
SI
(forse, delegato tutto al circolo, se lo fa bene se no non c'è niente)
Attività
NO
SI
NO/SI
(ma solo quella cosa specifica)
Proposta politica
SI
NO/SI
NO/SI

 

 

1.2. Ipotesi di azioni

Se condividiamo la lettura proposta, il passo successivo è comprendere cosa è possibile fare, nei prossimi anni per:

- far giungere anche a persone nuove la proposta associativa (composta dalle 3 sottoproposte)
- lavorare affinché le persone che hanno già aderito (indipendentemente dal motivo per cui una persona si è associata) ricevano una proposta reale e non solo la tessera.

Il fine è che i non soci comprendano la proposta associativa per potervi aderire e i soci vivano le 3 dimensioni: la proposta politica, la proposta di attività, la proposta di partecipazione alla vita associativa.

Tutto questo porta a riflettere ragionare sulle seguenti dimensioni:
  • la comunicazione (chi comunica con chi? Con il socio? Con il non socio? Come comunicare, con che strumenti, modi, tempi, stili...)
  • gli oggetti da comunicare
·      la linea politica: il ragionamento è già avviato, forse ha bisogno di proseguire e dettagliarsi in una serie di proposte (come oggi la povertà, cittadinanza agli immigrati, ttf, legge elettorale....)
·      le proposte da fare:
·      le campagne di mobilitazione: che sono connesse strettamente alla linea, ma che sono comunque proposte di partecipazione. Mettono in moto. Chiedono: firma, ma anche “organizza” un incontro su... un banchetto per....
·      il volontariato: una attività gratuita per il bene comune, di utilità sociale, di promozione sociale...
·      le comunicazioni relative alla vita associativa interna che hanno bisogno forse di essere messe a fuoco nell'ottica di essere ancora più formalmente ineccepibili  ma anche di diventare reali proposte di partecipazione e non solo formalità eseguite. In questo vedo anche la possibilità forse di ripensare ad alcune regole e modalità organizzative.

Le varie dimensioni sono connesse tra loro e, in ottica di raggiungere gli obiettivi di fondo di programma, avrebbero bisogno anche di tenersi collegate tra loro.

E’ importante tenere presente la sottolineatura sul carattere di associazione popolare delle Acli: se siamo una associazione di persone, anche tante magari, ma senza i circoli, senza i “nostri corpi intermedi” (cioè senza un luogo di aggregazione dove la gente realmente si relazione, si sperimenta, si intreccia, e interagisce con un territorio) non saremo mai una vera associazione popolare. Sia perché non saremo veramente popolari (cioè vicini alle persone) sia perché non saremo veramente associazione (perché il rapporto diretto 1/1 milione non è reale).

In questa logica la linea di lavoro rispetto allo sviluppo associativo debba concentrarsi sui circoli e in particolare su:

  • leggere la realtà attuale e lo stato di salute o malattia dei circoli
  • supportare la rivitalizzazione dei circoli in difficoltà (capendo come?)
  • promuovere la nascita di nuovi circoli “tradizionali”
  • sperimentazione di modalità anche nuove di circolo.
·      Sia nel senso di aggregazioni territoriali di persone di un territorio a partire da temi ed interessi (ma senza il luogo fisico di ritrovo, senza il bar, senza “la sede”).
·      Sia nel senso di aggregazioni di persone a partire da temi ed interessi (senza il luogo fisico e senza appartenenza territoriale, con riferimento ad un “territorio tematico”, sul web). E' la frontiera più innovativa e contiene delicatezze e controindicazioni. Ma credo vada esplicitato il senso di quel che vogliamo fare e di in che direzione vogliamo andare prima di avviare magari sperimentazioni e investimenti su social network, su siti, su altro... Nel caso in cui si voglia sperimentare anche questo è chiaro che questi “circoli” devono avere tutte le caratteristiche anche di democrazia e regole come gli altri.

2. Un volontariato “aclista”

In questo contesto si inserisce l’idea di volontariato aclista.


Il volontario è una persona che offre un tempo scelto e qualificato della propria vita in modo gratuito, solidale, responsabile e, in genere, con una attenzione ai più deboli per realizzare una convivenza più civile, inclusiva, giusta e comunitaria.

La gratuità è l’essenza del volontariato, anche in base alla legge 266/91. La gratuità a un grande significato etico: esalta l’altruismo e si presenta come profezia di un mondo nuovo nel contesto attuale dominato dalla logica del profitto.

La solidarietà  è il legame che tiene insieme le persone e può essere sia religiosa che laica. Entrambe convergono nel considerare la società in una prospettiva organica nella quale vigono interdipendenza e complementarietà tra le persone. La visione laica considera il bisogno e la convenienza, quella religiosa nasce dall’incarnazione del Figlio di Dio che unisce a sé le persone facendone un solo corpo.

La responsabilità vuol dire sentirsi chiamati a rispondere degli altri, avere a cuore la vita degli altri, l’I care di don Milani. Implica anche la preoccupazione di garantire un esito positivo al servizio che si realizza, per garantire l’impegno di una inclusione nella società dei destinatari del servizio volontario.

La scelta dei più deboli è l’apertura della solidarietà che si fa vicino a chi più ha bisogno. E’ un gesto di giustizia per raggiungere l’uguaglianza dei cittadini che la Costituzione dichiara come obiettivo della convivenza civile. Questo implica una lettura della povertà puntuale e aggiornata e l’individuazione delle cause che la producono.

Il volontariato è quindi un modo di essere cittadini non solo per perseguire obiettivi di realizzazione personale nella famiglia, nel lavoro, con gli amici, ma per cercare di attuare la convivenza umana che ci renda tutti più uomini e donne realizzati, capaci cioè di relazioni pacifiche, giuste, comunitarie, in istituzioni inclusive.


2.2 Volontariato di una associazione di promozione sociale (non di una associazione di volontari)

Le Acli non sono una associazione di volontariato. Una associazione di volontariato mette assieme persone che hanno come identità specifica e centrale il fatto di essere volontari. Le Acli non sono questo.

Le acli sono un'associazione di promozione sociale,  associando persone che hanno come identità specifica quella di avere in comune alcune idee e valori.
Nel sistema Acli ci sono alcune esperienze che sono associazioni di volontariato, ad esempio molte sedi Ipsia e l'Aval. Nelle Acli esiste un dibattito sul tema della forma organizzativa del volontariato. E una certa volontà/interesse per provare ad avere la forma giusta per intercettare i finanziamenti legati al volontariato. Ma in linea generale non partirei da questo né sosterrei questa linea.

Per le Acli il fare volontariato (l'essere volontari) è una parte di un più ampio esercizio di cittadinanza e partecipazione, che si concretizzi con una tessera o no. Comunque non è il fine ultimo e non è il tutto. Quindi promuoverei proposte di volontariato con la consapevolezza del quadro generale, che approfondiscano e sviluppino l'identità di associazione di promozione sociale, e che non sviluppino identità differenti e/o alternative.


Oggi esistono diverse esperienze di volontariato nel nostro sistema.
Alcune sono molto diffuse e strutturate:
- promotori sociali legati ad i servizi,
- volontari internazionali di Terre e libertà, Ipsia;

altre sono magari diffuse ma non strutturate:
- volontari legati ai circoli,
- volontari legati all'Unione Sportiva;

altre ancora sono molto locali e mirate:
- volontari dei gas,
- volontari di botteghe del commercio equo,
- volontari di corsi di italiano per stranieri,
- volontari dei bar acli,
- volontari dei punti famiglia,
- volontari di gruppi adolescenti...

Sono esperienze diverse, che coinvolgono persone diverse che hanno interessi diversi.

E poi c'è il servizio civile volontario, che è diffuso e molto strutturato (anche in base a norme esterne specifiche) ed ha un dato di retribuzione economica, il che lo colloca in una posizione differente e specifica rispetto al volontariato in quanto tale.

Le esperienze strutturate hanno propri pensieri, riflessioni, formazioni, spesso non unitarie a livello nazionale ma differenti a seconda dei territori.

Non mi risulta che esistano riflessioni comuni, formazioni comuni, pensieri comuni e trasversali aclisti sul volontariato. Un momento comune è stato il laboratorio di Bergamo di 2 anni fa' promosso da Stefano Tassinari - che allora aveva la delega - e che ha tenuto insieme il tema del volontariato e quello dell'aggregazione giovanile, intrecciando l'esperienza di Fuori Orario dell'Enaip Veneto e Progetto Giovani.

L’obiettivo generale non è portare ad unità queste esperienze, che sono giustamente anche molto differenti tra loro, ma portarle ad avere una base di denominatore comune, per poi trovare declinazioni pratiche ed operative positivamente differenti.

Occorre definire una base di caratteristiche che noi riteniamo debba avere il volontariato aclista, indipendentemente da dove si realizza e di cosa si occupa. Una prima bozza, naturalmente parziale e tutta da elaborare, sulla quale avviare una riflessione con le esperienze attive, mi pare possa essere:

  • avere attenzione formativa: che non è solo informativa delle materie tecniche (delle pratiche per il patronato, della realtà internazionale per terre e libertà, delle discipline sportive per l'USAcli, dei prodotti del commercio equo per i volontari di bottega, ecc.) ma è formativa in generale. E non è nemmeno solo spiegare le Acli e la sua storia e valori nei momenti formativi. Se una persona offre il suo tempo e la sua energia per fare volontariato con noi, noi dobbiamo offrire attenzione ed investimento per fare in modo che l'esperienza sia positiva (per il volontario e per la cittadinanza).

  • non essere una esperienza individuale ma comunitaria: perché siamo un'associazione e perché promuoviamo socialità. Questo significa, dove possibile, cercare di pensare all'organizzazione del volontariato in modo che la persona non sia sola, che abbia riferimenti, compagni di viaggio, sperimentazioni di relazioni, con altri volontari o con altre figure. Ma anche promuovere momenti comuni di aggregazione o riflessione sull'esperienza o formazione.

  • avere attenzione alla politicità dell'esperienza: si possono fare cose anche molto pratiche, in pratica. Ma il volontariato con le Acli deve sempre tenere aperta una riflessione sulle cause dei fenomeni e sulle possibili soluzioni.

  • avere attenzione per la dimensione del lavoro e delle competenze: che non significa vivere il volontariato come uno stage che apre all’esperienza professionale. Significa, come associazione di lavoratori, avere un approccio chiaro rispetto alla separatezza tra volontario e lavoratore. E significa fare in modo che l'esperienza di volontariato sia anche acquisizione di competenze (per i giovani in particolare) o che nel volontariato si possano mettere a frutto socialmente competenze proprie maturate nel mondo del lavoro (giovani pensionati) o che nel lavoro non sono mai state valorizzate (adulti che nel lavoro “fanno altro”).

  • avere attenzione per la dimensione di innovazione del volontario nel sistema: il volontario nell’organizzazione è altro, viene da fuori, torna fuori. Fare volontariato all'interno di una organizzazione che non è solo di volontari ma che intreccia i lavoratori è complesso. Mette in moto conflittualità e difficoltà. Occorre esserne consapevoli per lavorare sulla dimensione organizzativa. Ma occorre anche valorizzare la restituzione di una lettura dei volontari all'associazione: della sua dimensione di lavoro, organizzativa, politica ed associativa. Significa dare spazio all’ascolto dei volontari, dando loro parola, poiché i volontari ci vedono nel quotidiano, da dentro. E possono dirci davvero molto di noi.

2.4 Un ventaglio di proposte prendibili

Affinché il volontariato presente in Acli possa essere una proposta aperta c’è necessità che la proposta sia “prendibile”, cioè deve essere descrivibile, comunicabile e definita.
Deve chiedere in modo chiaro: vieni con me a fare questo, per questo tempo, con questi impegni, con queste caratteristiche. Non può essere solo: “vieni a fare il volontario alle Acli”.

Io penso che noi dovremmo costruire una mappatura delle esperienze esistenti e poi organizzare una proposta complessiva che compone le differenti forme di volontariato possibile alle Acli, che ne declinino le caratteristiche specifiche, che siano pubblicizzabili e diffondibili in senso generale ed una per una. Questo può diventare in un secondo tempo un volantino, un manifesto, un parte del sito,  ma prima deve essere la costruzione di una proposta, oltre a saper immaginare il percorso del volontario e il “chi” si prende cura della sua accoglienza od orientamento.

2.5 Volontario del Patronato? Volontario del Caf? O volontario delle Acli (compreso UsAcli, Ipsia, Fap...)

La logica con cui costruire queste proposte e questo ragionamento per me non può che essere di sistema ma anche associativa.

Si può prestare servizio volontario a contatto con un servizio. Ma si è volontari dell'associazione non del servizio. Non si è volontari “del Patronato”. Non si è volontari “del Caf” (che tra l’altro è una realtà profit e non ha senso che abbia volontari).

Si è volontari delle Acli (e delle sue associazioni specifiche: UsAcli, Ipsia, Aclicolf, Fap...). Ma le Acli sono un soggetto promotore di servizi. E tra i vari ruoli che svolgono rispetto ai servizi si riconoscono quello di scegliere i servizi come luoghi di esercizio di parte di questo volontariato, consapevoli della molteplicità dei bisogni che i servizi intercettano, della difficoltà/impossibilità degli operatori di farsene carico, della ricchezza di incontri e letture che sono presenti nei servizi.

Questo è un nodo critico e profondo.

Quanto più stiamo lavorando per far diventare i servizi delle imprese anche capaci di stare sul mercato, di intraprendere, di fare impresa, tanto più abbiamo la necessità di riassumere l'esperienza del volontariato come Acli, altrimenti rischiamo di promuovere un volontariato che anche senza volerlo diventa sfruttamento di personale sotto costo (o a costo zero).

Le dimensioni del patto con il volontario che intercetta i servizi devono comprendere:  
-       contenuto tecnico e di organizzazione del lavoro (che sono di competenza dei servizi),
-       dimensioni della relazione (che non può essere solo tra servizi e volontario ma deve essere tra Acli e volontario),
-       dimensione dell'oggetto di impegno del volontario (che non può essere sovrapponibile a quella del lavoratore, che deve contenere alcune cose “in meno” e questo è in parte normato anche per legge, ma anche alcune cose “in più” che la legge non norma ma che interessano a noi),
-       dimensione di organizzazione del volontariato (tempi, percorso, formazione),
-       dimensione di progetto di volontariato (che non può essere “aiutare a fare più pratiche o più punti” al servizio, ma deve rispondere a obiettivi politici e associativi delle Acli).

In questo senso, le sale d'attesa dei servizi potrebbero essere luoghi in cui, come Acli, incontriamo persone che vorremmo incontrare, e quindi potrebbero essere luoghi di sperimentazione di integrazione culturale, di aggregazione tra famiglie, di innovazione.
Non credo che questo vada “contro” i servizi perché da questo lavoro, per esempio, può arrivare una sperimentazione di attività che più avanti, strutturandosi, possono diventare nuovi servizi. In fondo il volontariato ha sempre avuto un ruolo di anticipatore del welfare futuro.
 

3. Quindi.... cosa fare?


3.1 Mappatura dell'esistente

Lettura delle esperienze attuali di volontariato delle loro caratteristiche, dimensioni...

3.2 Definizione delle caratteristiche del volontariato aclista

Un gruppo di lavoro che coinvolga le diverse esperienze.

3.3 Definizione di una primo ventaglio di proposte comunicabili

Partire dalle esperienze sufficientemente strutturate e prendibili e coerenti con le caratteristiche che avremmo individuato.


Si possono valorizzare le risorse territoriali del 5x1000, le proposte progettuali del Patronato, i piani di sviluppo associativo.


Ovviamente dipende molto anche dalla possibilità di investire risorse in questo senso.

Se ci sono risorse mi parrebbe interessante anche lavorare su:
- percorsi di formazione formatori comuni a più esperienze,
- sperimentazioni di nuove attività di volontariato,
- rilettura delle caratteristiche delle esperienze di volontariato per andare a vedere come accompagnare i processi organizzativi in ottica di maggiore conformità con le caratteristiche del volontariato aclista.

Se non ci sono risorse i punti precedenti sono il livello minimo attuabile.

Se non ci sono risorse ma c'è condivisione dell'approccio è possibile anche provare a presentare proposte progettuali per cercare le risorse necessarie.


(Documento consegnato in Presidenza Nazionale il 20.11.2013) 

Verso un indice di Pi





Verso un indice di Pi delle Acli 
  
Prima bozza di lavoro - 

Senso generale: elaborare un indice di Pi. Un indicatore (o un sistema di indicatori) che sia il più possibile chiaro, oggetti, misurabile. Non per fare classifiche. Non per punire. Ma per avere come nazionale ed offrire ai territori una sorta di “cruscotto”, uno strumento di monitoraggio e di lettura (obiettivo interno). E per avere uno strumento che aiuti nella rendicontazione sociale di ciò che facciamo (obiettivo esterno) che, come ci siamo già detti, è funzionale allo sviluppo associativo dell'Associazione. Render conto di ciò che facciamo serve per dimostrare che come Acli siamo utili e per chiedere ad altri di partecipare (associarsi) e collaborare. 

Cosa si intende con “delle Acli”:  Parlare delle Acli significa parlare del sistema. Non si può non tenere conto dei servizi (Enaip compreso) e delle associazioni specifiche perchè “le Acli” sul territorio passano in maniera differenziata da tutto questo. 

Metodo generale: 
·      partire da ciò che abbiamo ora (in termini di archivi di dati e di ricerche già realizzate) 
·      definire l'obiettivo finale che vogliamo raggiungere (“la macroscatola” /“l'ossatura”) 
·      definire le modalità con cui ci arriviamo, gradualmente 
·       valorizzando le “leve” che abbiamo (progettualità 5x1000, incentivi tesseramento)
·    valorizzando le occasioni formative che abbiamo (formazioni previste nei progetti 383, webinar di accompagnamento al 5x1000).

Prossime tappe:
·      presentazione dello schema di lavoro in Presidenza (entro inizio dicembre)
·      raccolta di dati e ricerche già esistenti (Iref/Ufficio Studi) (entro inizio dicembre) 
·      analisi dei dati e produzione di schema e prima ricerca (Iref) (dicembre-inizio gennaio)
·  impostazione e raffinamento del sistema di raccolta dati 5x1000(dip. Prog./Iref/UfficioStudi) (novembre/dicembre)
·      impostazione e raffinamento del sistema di raccolta dati tesseramento (dip. Sviluppo Ass/Iref/Uff. Studi) (dicembre-gennaio)
·      presentazione dello schema di lavoro e della prima ricerca  (Direzione: gennaio?) 
·      incontri impostazione lavoro comune Svil Ass/Patronato/Caf/Uff.Studi/Iref (gennaio-febbraio) 
·      incontri impostazione lavoro comune Svil Ass/Ass. Spec./Iref/Uff. Studi) (gennaio/febbraio)
·      presentazione del primo report in occasione del 70esimo? (estate 2014? seminario di studi 2014?)





L'indice di Pi 
Verso un primo report del protagonismo delle Acli 


Pi come Penetrazione: il concetto rimanda all'entrata su un piano materiale. Che non può che essere il territorio. Misura il radicamento. La presenza. Quanti siamo, dove siamo... (da leggere anche in rapporto ai dati esterni di quel territorio).  
I dati di riferimento per questo:
·      dati del tesseramento (Acli ed Associazioni specifiche)
·      dati dei servizi 

Pi come Partecipazione: il concetto rimanda alla relazione, alla rete (interna ed esterna). Contiene anche la dimensione della vita democratica: 
I dati di riferimento ad oggi disponibili:
·      dati sulla partecipazione agli eventi nazionali (Segr. Generale?)
·      dati sulla partecipazione alla formazione nazionale (Dip. Formazione) 
I dati di riferimento non sono già direttamente disponibili oggi e non sono “dati di base”. Si può lavorare sulle “leve” e nei momenti formativi per raccogliere: 
·      dati sul funzionamento degli organi (convocazioni, presenze, temi in odg) da Dip. Sviluppo Associativo 
·      deleghe assegnate in presidenza da Dip. Sviluppo Associativo 
·      partner (interni ed esterni) dei progetti finanziati da Dip. Progettazione e da dati 5x1000 

Pi come Promozione: il concetto rimanda all'agire. 
I dati di riferimento sono disponibili solo in modo molto parziale. Ad oggi si può lavorare su:
·      dati su progetti finanziati a titolarità Acli nazionale 
·      dati su progettazione 5x1000 
·      dati su progetti servizi (Caf per l'educazione? Progetti Patronato?)

Esiti:
·      1 report annuale sul protagonismo delle Acli (verso un Bilancio di Missione o simile)
·      1 mappa dinamica nazionale della presenza aclista (indice di penetrazione) 
·      1 calendario dell'attività aclista (indice di promozione) 


Nodi da affrontare: 
-      Definire le dimensioni che si vogliono leggere
-      Definire le diverse temporalità (anno/annualità di 5x1000/annualità di progetto...) 
-      Raccogliere tutto il materiale di ricerca già realizzato 
-      Verificare se le ricerche già effettuate sono facilmente aggiornabili 
-      Verificare la capacità di “dialogo” tra archivi di dati già esistenti 
-   Definire dove collocare l'analisi dei dati di bilancio (solo per le Acli Naz) su quali fonti di finanziamento. 
  



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Cosa vuol dire pensare?- Marianella Sclavi

Uno degli strumenti che ci viene rifilato più di frequente oggi è il sondaggio di opinione. La sanità, la riforma… chiamo individualmente un...