Un giro di risposte (con un grazie ancora più ampio) di aclisti non formalmente aclisti. Cioè di gente che in Acli ci lavora (o che in qualche forma con le Acli collabora) e che il suo #Miassocio lo vive in altre associazioni.
Associarsi
per riconoscersi
#Miassocio
perchè è un modo per riconoscere una identità e una appartenenza.
(dice pensando all'associazione di nuovi italiani)
Associarsi
per trovare un senso
#Miassocio
per sentirmi impegnata in modo gratuito. In Associazione spesso
faccio cose simili a quelle che faccio al lavoro. Ma farlo senza
collegamento con l'essere pagata o ricevere uno stipendio è
diverso.
Non
#Miassocio ancora. Ma ci penso. Perchè mi pare che senza mi manchi
una parte. Non ho ancora trovato il dove. E forse il con chi farlo.
E poi ho problemi di tempo e di capire come conciliare con la
famiglia. Ma cerco qualcosa che mi metta in contatto con gli altri
in situazione di povertà. Penso che sia un dovere civico, in
qualche modo.
#L’ho
conosciuta 25 anni fa, ero ancora una giovane diciottenne entusiasta
della vita e desiderosa di vivere qualcosa di “forte”…l’incontro
con Fede e Luce è stato un amore a prima vista, una di quelle cose
che ti cambiano la scala dei valori…
Ho
conosciuto l’essenza delle parole “amicizia”,“accoglienza”
e “condivisione”. Le persone con disabilità mentale hanno la
capacità e la discrezione di metterti subito a tuo agio; loro sì
che sono abituati a presentarsi nella loro semplicità,
nell’accettazione incondizionata dei loro limiti (più o meno
visibili)! e si pongono a noi nello stesso modo….La loro pozione
magica ci insegna che possiamo accettarci ed amarci nella nostra
imperfetta perfezione, che siamo tutti belli ed amabili agli occhi di
Dio, che ci ha voluti profondamente proprio così come siamo…e non
importa se non sappiamo camminare bene, o parlare, o fare carriera o
affermarci nella società…possiamo ugualmente permetterci di
volerci bene…. Essere
a contatto con la disabilità dei nostri ragazzi mi ha insegnato ad
accettare le mie disabilità… Conoscere
la forza e la fiducia di un genitore di un figlio disabile è stato
importante per trovare dentro di me la forza e la fiducia quando ce
n’è stato bisogno…
Imparare
la condivisione attraverso le giornate trascorse insieme, il gioco,
la preghiera, mi ha dato la possibilità di testimoniare la
condivisione nella vita di tutti i giorni…
Fede
e Luce mi ha insegnato che per sentirsi vivi è necessario mettersi
in gioco, rischiare di mostrare le proprie emozioni, lasciarsi andare
per farsi coinvolgere e non avere paura di essere giudicati per la
nostra fragilità...
Tutto
questo i nostri ragazzi me lo hanno insegnato con naturalezza, con
la loro presenza silenziosa o con le loro – a volte atipiche -
espressioni di gioia, di tristezza, di rabbia, di soddisfazione.
Questi sono i ragazzi con disabilità mentale. Questa è Fede e Luce. (Cinzia)