Democrazia e convivenza nella diversità

Condivido, invitando a leggerla, una bella riflessione di Raffaella Bolini su ciò che sta accadendo in Arci. 

Acli ed Arci sono cugine. Figlie di differenti tradizioni culturali. Legate da tante sfide e campagne comuni. Da Banca Etica al Terzo Settore, passando per i Balcani... Ma legate pure dall'essere "le grandi associazioni". Dove il concetto di "grande" non sta per "forte, potente, migliore dei piccoli".  "Grande" è una dimensione numerica, tematica e geografica che contiene un tratto di identità. Noi "grandi" siamo obbligati a fare i conti quotidianamente con la complessità della democrazia.  

Perché.... a pensarci bene... Cosa c'è di più utile al Paese oggi, di associazioni che provano (con tutta la passione, la rabbia, il dolore e la fatica) a cercare di trovare composizione alle due grandi domande del nostro tempo?  

La democrazia. Cioè la creativa e complessa definizione di forme che non tradiscano la sostanza. Di regole che siano in grado di accompagnare il cambiamento senza tradire storia e valori. 

La convivenza nella diversità. Cioè il resistere al tentativo di costruire nuovi confini. Di farsi ognuno il proprio orticello su misura. Di rinchiuderci in piccoli recinti perfettamente puri ed uniformi. Perfettamente adeguati a se stessi. Ma assolutamente incapaci di generare.  e convivenza nella diversità.   

Un abbraccio all'Arci e a tutto ciò che contiene. Nella certezza che ci saranno ancora tante e tante strade che percorreremo assieme. 









Post webinar

Gli strumenti sono opportunità. Da sperimentare per scoprirne gli aspetti. Per esempio un webinar oggi non è un incontro che avviene in un luogo specifico, in un'ora specifica, con persone specifiche. E stop. 

Un webinar è un flusso multimodale di comunicazione che si intreccia attraverso vari canali. Ogni canale ha il suo stile, il suo linguaggio, il suo specifico.  La piattaforma webinar per chi era collegato. Ma pure Twitter, Facebook, Prezi, Instagram e YouTube. E le chiacchiere di persona di chi era nella stessa stanza e gli scambi privati via sms. 

I vari flussi si intrecciano e ognuno può incontrare anche solo una piccola parte.  C'è il rischio confusione. E frammentazione. È chiaro. Ma c'è anche una gran ricchezza di opportunità da sfruttare.


Comunque, strumenti di comunicazione a parte, di tutte le chiacchiere prima, durante e dopo il webinar a me rimangono una serie di domande e due certezze.

Le domande emerse sono:
- Nuova economia o un'altra economia? Cercare di costruire un sistema alternativo o cercare di migliorare il sistema esistente?
- Hanno ancora senso i "vecchi" strumenti di boicottaggio (scelta di sanzionare comportamenti non virtuosi) o c'è bisogno di strumenti nuovi che soprattutto premino comportamenti virtuosi (cashmob, slotmob...)? funziona di più il bastone o la carota?
- Un cashmob che invita a comprare prodotti del commercio equo in un supermercato o un cahmob in una bottega del commercio equo? Meglio premiare la scelta di cambiamento che potenzialmente raggiunge più persone o la maggiore coerenza?


Le due certezze sono:
- flashmob, cashmob, slotmob... sono (assieme ad altri) modi nuovi di fare politica. Non sono altro. 
- oggi tra un discorso ed un altro sono stati citati fairtrade, gas, banca etica, slot mob, fa' la cosa giusta, terra futura, zoes, ctm, zero zero cinque... insomma... Un mondo al tempo stesso piccolo e popolato. Il rischio è la moltiplicazione di reti fatte un po' sempre dagli stessi soggetti. Che si frammentano e competono invece di allearsi e cooperare. Solo superando la tendenza ad essere auto referenziali e unendo le forze e la creatività in battaglie comuni si può sperare di innescare qualche reale processo di cambiamento.


Sempre curiosa ed interessata a ciò che (sia domande che certezze) è restato del flusso multi modale di oggi vissuto da altri punti di osservazione.

Perché (è la terza certezza)  condividere è la base del cambiamento che si vuol creare.



Che idea di società, che idea di femminile e maschile, che idea di politica...

#Scrittesuimuri di Roma 
Non è questione di quale strumento o meccanismo usare. Quello viene dopo. E' questione di che idea abbiamo in testa. Che idea di società, che idea di femminile e maschile, che idea di politica...  

Allora, nel 2014, in Italia, diciamocelo:

che tanti (e tante) pensano che in effetti... gli uomini in politica sono migliori delle donne. Certo, poi ci sono alcune donne che sono come gli uomini. E ci sono persino alcune che sono migliori degli uomini. E queste donne (poche) è bene che abbiano modo di emergere. Certo. Ma, se si parla della maggioranza, della media, della massa... beh, è più difficile trovare una donna competente che un uomo competente. Per cui... prima le donne (se eventualmente sono interessate) crescono, si formano, diventano competenti... e poi avranno più spazio in politica. E a quel punto non ci sarà bisogno di norme, leggi, regolamenti... le cose andranno "naturalmente" verso la parità... 

che tanti (e tante) pensano che in effetti... non è che alla donne interessi poi così tanta fare politica. Certo, se alle donne interessasse, sarebbero brave come gli uomini. Forse pure di più. Ma non si interessano... perché è già difficile trovare e tenere un lavoro, perché è già difficile tenere assieme lavoro e famiglia, perché "non voglio mica diventare egoista e senza valori come "quelle lì" che fanno i figli ma poi non ci sono mai e li lasciano agli altri da crescere"... quindi... perché mettere norme per ottenere una cosa che non interessa... 

Poi a questo si somma il fatto che è una competizione, per cui è difficile chiedere a chi c'è (ed essendoci gode di un vantaggio di "essere dentro") di rinunciare a questo vantaggio allargando il numero dei concorrenti.   

Poi tutto questo si incrocia con tutte le altre dinamiche. 

Dinamiche difensive per cui l'obiettivo è spostare l'attenzione su un punto specifico della legge elettorale per non avere scontro su altri punti. Perché... vale tutto, purché la legge passi
Dinamiche di attacco per cui l'obiettivo è soffiare su qualsiasi cerino, purché si arrivi all'incendio. 

Quindi, personalmente, che dire... 

Io grandi aspettative su questa legge non ce l'avevo. Non è la legge della storia. E' una mediazione che, se funziona, permette di mettere in moto altri processi che spero possano portare a leggi migliori. L'assenza di norme che aiutino il riequilibrio di genere non mi scandalizza. Mi infastidisce, ma non più di altri aspetti della legge stessa. 

Quello che mi infastidisce e mi scandalizza e mi preoccupa è, ancora una volta,  il metodo. Il modo in cui arriviamo e/o  non arriviamo alle cose. Perchè festeggiare un 8 marzo tutto "viva la donna" (mai ricevuto così tanti messaggini di auguri per la festa della donna come quest'anno), fare un dibattito parlamentare tutto retorico e poi, nel segreto del voto, votare in modo differente... beh, questo per me è pari all'ennesimo piccolo crollo di Pompei. Piccoli pezzi di fiducia che si sbriciolano.  Difficilissimo, se non impossibile, da ricostruire. E la fiducia, per me, è cioè che rende possibile un patto. Il patto tra uomini e donne di cui parlavo ieri. Ma anche il patto tra le diverse parti della società che serve per far ripartire il Paese (per non parlare del patto che tiene assieme le persone che si associano, in base alla condivisione di alcune idee e programmi, ad un partito). 

Vuol dire che continuerò a cercare persone con cui coltivare le piste di riflessione su cosa è il genio femminile e aspetterò l'uscita del nuovo libro di Recalcati per capire se, dopo il tema del padre, anche il tema del perdono e del come far andare avanti le storie nonostante i tradimenti può esserci utile in politica... 




Quote (rosa), parità di genere e democrazia rappresentativa.

Il tema non è la parità fissa. Il 50 e 50 preciso. Che nemmeno tagliando la mela azzecchi esatta la metà.

E il tema non è la concessione da parte di uno o più uomini (leader) di un po' di spazio alle donne. Spazio più largo dove questo è utile. Per immagine. Per sradicare meccanismi consolidati. Per tagliare fuori altri (uomini). Spazio più stretto dove le variabili da tenere presenti sono troppe e bisogna lasciarne indietro qualcuna.

Il tema non è nemmeno il merito. Per favore. Che contrapporre il tema del merito ad una richiesta di maggiore presenza delle donne significa dire (nemmeno troppo implicitamente) che se ci fossero abbastanza donne capaci si vedrebbero. Siccome, purtroppo, non ci sono, gli uomini (loro malgrado) sono costretti a supplire.

Il tema è credere, tutti, nel valore di una democrazia realmente rappresentativa. Cioè in grado di rappresentare una società intera.  Senza che una parte prevalga sull'altra in modo arrogante. Cioè non una quota a garanzia delle donne. Ma un patto, reciproco, di non sopraffazione. Tipo che nessuna parte può essere più del 60 o meno del 40. 


Perché il punto non è vendicarsi. Non è competere. Ma cooperare. Valorizzare l'insieme di genio maschile e genio femminile come scrivevo qui.   

ps. Che poi gli strumenti sono vari e dipendono da sistema elettorale, collegi, liste... Ma ho trovato interessante questo dossier non attualissimo (2011) che ne fa una panoramica generale. 

pps. Ma buttate un occhio pure su questo articolo 
che analizza cosa è successo introducendo una norma sull'equilibrio di genere nei cda. Interessante, no?)

Un post (it) sul genio femminile

L'8 marzo non è la "festa della donna". Una giornata a tema è come un post it attaccato alla quotidianità. Di per sé ha lo stesso valore del quadratino giallo di carta che si appiccica. Cioè praticamente nullo. Ma serve, come il quadratino giallo di carta, per ricordarsi di ricordare. E' ciò che devi ricordare che è importante, non il foglietto. Ma oggi tra cadenze commerciali, folclore sociale ed altro… il post it è un po' pasticciato e non si legge bene e…

cosa dobbiamo ricordarci di ricordare l'8 marzo? 

Personalmente, per me, l'8 marzo è il post it per ricordare, tutto l'anno, di tenere aperta una pista di ricerca sull'idea di specifico di genere, di "genio femminile". Per me viene tutto da lì. Dall'idea che una vita piena, che una società matura, nasca dall'unione di un genio maschile e un genio femminile. E che molti vuoti della società di oggi, molte immaturità, nascano anche dalla mancanza di genio femminile. Dal bisogno di recuperare l'altra metà dell'immagine di Dio. 

Questo è un punto di partenza per me abbastanza certo. E da qui parte il no alla violenza sulle donne (che senza questo ragionamento basterebbe il semplice rispetto dei diritti umani senza bisogno di specifiche), la ricerca dei meccanismi sociali per valorizzare la presenza delle donne (in politica, nel lavoro…) la campagna per i diritti… 

Però, tra il punto di partenza e i punti di arrivo sociali ci sono sentieri contorti e nascosti ancora tutti da scoprire. 

Cos'è il genio femminile? Cosa è innato e cosa è culturale? Io ho la sensazione che, anche al di là della differenza fisica, esistano specifiche maschili e femminili non solo culturali. Ma non riesco a delimitarle ed afferrarle. E poi, nel cercare di definire lo specifico, come evitare di costruire gabbie (magari nuove) in cui rinchiudere le persone, a partire dalle donne? Quale spazio esiste tra il "tutto è chiaro e determinato" e il "Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo. E' l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna" di Simone de Beavoire e il "Donna o uomo si nasce. Il resto è gioco di apparenze" di Antoinette Fouque?  

E poi, il genio femminile è solo nelle donne? O, più probabilmente, appunto, donna o uomo si nasce ma in entrambi i casi si contengono dimensioni di femminile e di maschile? E recuperare integrità della società, quindi, non significa solo recuperare l'apporto delle donne ma anche recuperare l'integrità di maschile e femminile in ciascuno di noi?

Il mio pensiero è fatto più di domande che di risposte. E' una pista di ricerca. In cui cammino. A volte mi perdo. Ogni tanto incontro e raccolgo un sasso, faccio una foto ad un panorama, memorizzo la forma di un albero, parlo con altre donne e altri uomini… Ecco, non lo so oggi cosa è scientificamente provato come specifico del genio femminile. Io tra i miei sassi nella bisaccia ne ripesco alcuni che mi sembrano particolarmente attuali oggi. 

di premessa: Tutti i movimenti profetici nati dopo la crisi delle religioni si sono illusi di realizzare il paradiso in terra, ponendosi in un'ottica collettiva. Anche le femministe. Ma volendo liberare un gruppo umano nella sua totalità, si finisce per ignorare la libertà individuale. Come già le rivoluzioni passate, anche il movimento femminista ha dimenticato che la libertà si declina sempre al singolare. Per me è una questione essenziale. Non a caso, mi sento molto vicina alla lezione di Duns Scoto, il monaco filosofo del medioevo, per il quale verità e libertà sono sempre figlie della singolarità. Occorre sempre rispettare la specificità, i desideri e la creatività di ogni individuo. Anche il femminismo deve tenere conto della singolarità, altrimenti rischia di degenerare in un altro totalitarismo. Ecco, perché, più che parlare delle donne in generale, ho preferito ricordare il genio di alcune grandi personalità, genio che nasce da una singolarità capace sempre di superarsi.  (Julia Cristeva) 

di caratteristiche di genio femminile: 

la capacità di vivere il frammento per quello che è, traendo dal quotidiano le risorse che segnano la strada. Connettendo il frammento con l'intero. Il singolare con il plurale. L'individuo con il collettivo. Senza schiacciare il singolare per ottenere un plurale. Ma anche senza buttare il frammento perché non contiene l'intero. E senza smettere di cercare interezza anche quando ci si trova di fronte solo a tanti frammenti. Come spesso oggi accade…

Il non separare l'astratto dal concreto. Il pensiero dal corpo. Io non credo che possa esistere qualche processo di pensiero senza esperienze personali. Tutto il pensiero è meditazione, pensare a seguito a una cosa. (Annah Arendt). Gli uomini tendono a rinchiudersi nei palazzi ossessivi del pensiero puro, dimenticando il dato dell'esperienza corporea (Julia Cristeva). Le donne, è risaputo, sanno inventare i gesti (Antonietta Potente).   

perché…. 

Non era stupido, era semplicemente senza idee (…). Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo. (Annah Arendt. La banalità del male).  

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