Quote (rosa), parità di genere e democrazia rappresentativa.

Il tema non è la parità fissa. Il 50 e 50 preciso. Che nemmeno tagliando la mela azzecchi esatta la metà.

E il tema non è la concessione da parte di uno o più uomini (leader) di un po' di spazio alle donne. Spazio più largo dove questo è utile. Per immagine. Per sradicare meccanismi consolidati. Per tagliare fuori altri (uomini). Spazio più stretto dove le variabili da tenere presenti sono troppe e bisogna lasciarne indietro qualcuna.

Il tema non è nemmeno il merito. Per favore. Che contrapporre il tema del merito ad una richiesta di maggiore presenza delle donne significa dire (nemmeno troppo implicitamente) che se ci fossero abbastanza donne capaci si vedrebbero. Siccome, purtroppo, non ci sono, gli uomini (loro malgrado) sono costretti a supplire.

Il tema è credere, tutti, nel valore di una democrazia realmente rappresentativa. Cioè in grado di rappresentare una società intera.  Senza che una parte prevalga sull'altra in modo arrogante. Cioè non una quota a garanzia delle donne. Ma un patto, reciproco, di non sopraffazione. Tipo che nessuna parte può essere più del 60 o meno del 40. 


Perché il punto non è vendicarsi. Non è competere. Ma cooperare. Valorizzare l'insieme di genio maschile e genio femminile come scrivevo qui.   

ps. Che poi gli strumenti sono vari e dipendono da sistema elettorale, collegi, liste... Ma ho trovato interessante questo dossier non attualissimo (2011) che ne fa una panoramica generale. 

pps. Ma buttate un occhio pure su questo articolo 
che analizza cosa è successo introducendo una norma sull'equilibrio di genere nei cda. Interessante, no?)

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