L'orto di Michelle



Obama sta per finire il mandato. Renzi è stato invitato a cena. Tutti commentano gli outfit (una volta si sarebbe detto “le mise”). Ma ciò che ha già fatto storia è l’orto di Michelle Obama. Michelle ha individuato un tema: l’eccesso di consumo di junk food (cibo spazzatura) e l’obesità dilagante. Ha scelto un target di riferimento: i bambini,  ed ha avuto l’idea di costruire una campagna di sensibilizzazione (Let's move) che fa leva sui personaggi pubblici come diffusori di “way of life” (stile di vita). Michelle ha piazzato un orto nel giardino della Casa Bianca. Cioè ha messo un luogo pratico del fare nel posto più in vista del mondo. Questo riguarda il mangiare. Ma anche il faticare, il curare, il produrre, l’aspettare i tempi e le forme di leadership... Non sarà solo legato a questo, ma coltivare l’orto oggi è diventato di moda. E forse questo è anche un segnale di come costruire nuove forme di mobilitazione.

Pubblicato nella rubrica #Trendingtop della newsletter Tutto Torna delle Acli Nazionali.
1 immagine e 10 righe su qualcosa di cui tutti parlano. 

Il risparmio è sconveniente




Il denaro si è smaterializzato. È sempre meno un oggetto concreto. È sempre più difficile comprendere il suo rapporto con l'economia ed in fondo con la realtà. Il 31 ottobre è la giornata mondiale del risparmio. Non Halloween...
Adam Smith diceva che è il risparmio e la parsimonia a creare il capitale, più ancora dell'operosità. E Paperon de Paperoni raccontava sempre di come tutto sia partito con il primo cent. Oggi però la ricchezza è in mano a pochissimi. Il divario aumenta. La mobilità sociale è bloccata (se non in discesa, quando basta un inconveniente famigliare, lavorativo o di salute per perdere la stabilità a cadere nella povertà). Risparmiare, nella società dei consumi, sembra una scelta pragmaticamente non conveniente e persino moralmente sconveniente. Oppure il risparmio è anch'esso un prodotto commerciale da acquistare. Sarà per questo che la giornata del risparmio è rimasta appannaggio quasi solo di istituti di credito, assicurazioni e società finanziarie.
Ai tempi dei nostri nonni i primi salvadanai si regalavano a scuola, e con enfasi ed emozione si infilava tutti insieme la prima monetina. Oggi il 31 ottobre gli alunni sono alle prese con Halloween. Altro che risparmi, i bambini si allenano ad esorcizzare la paura di un futuro che nasconde solo mostri ed insidie.
Il nostro rapporto con il denaro ha bisogno di essere ripensato. Il denaro è scambio, relazione. Siamo immersi in relazioni di tipo commerciale per la maggior parte della nostra giornata. Non riusciamo più a distinguerle dalle altre. E il rischio di strumentalità dei rapporti personali è amplificato dal sistema reputazionale social. Il denaro è attribuzione di valore. C'è una prima ingiustizia nella disuguaglianza. Nel fatto che un dirigente o un calciatore guadagnino in modo sproporzionatamente superiore ad un lavoratore "normale". Ma c'è una seconda ingiustizia, in fondo più grave, che consiste nell'indurre a pensare che essere pagato di più significhi valere di più. Di più come lavoratore. Di più come persona. Il denaro si è smaterializzato. È sempre meno un oggetto concreto. E si muove sempre più velocemente per il pianeta. È sempre più difficile comprendere il suo rapporto con l'economia ed in fondo con la realtà.
In questo quadro, non basta più educare alla scelta di risparmiare. Serve diffondere competenze articolate per un'azione che è diventata un mestiere complesso.
Perché nel tempo della precarietà il risparmio non è solo decidere di mettere da parte un tot al mese. È gestire le  uscite con entrate incerte in tempo e dimensione. È scegliere come, a fronte di una progressiva monetizzazione delle prestazioni, costruire, il proprio sistema pensionistico e quello di welfare. Come fosse un Lego, senza istruzioni, e senza nemmeno la certezza che ci siano tutti i pezzi.
Terminata l'epoca in cui mettere soldi da parte era comprare la casa e poi avere qualche Bot. In cui alla nascita dei figli si apriva un libretto alle poste. In cui la banca di zona era banca di fiducia...Oggi risparmiare significa capire come districarsi tra offerte di "investimenti sicuri e redditizi", come ottenere prestiti senza lavori stabili, come evitare di finanziare produzioni di armi senza saperlo, come non cadere nella trappola del "sotto costo" ad ogni costo e del "le serve la ricevuta?". Come riconoscere il confine di legalità tra cercare di pagare meno tasse ed evaderle.
E, fatte le debite proporzioni, questo vale per le scelte personali, per le imprese, per le realtà di terzo settore e pure per il Paese nel suo insieme...
Se don Milani fosse vivo direbbe che la grande opera di alfabetizzazione popolare necessaria oggi è quella finanziaria. L'educazione finanziaria è un pezzo di educazione civica. E non può essere né rimandata né subappaltata senza monitoraggio a soggetti che vogliono solo vendere il proprio prodotto. Famiglia, scuola, parrocchie, media, associazioni di società civile, istituzioni e persino imprese. C'è bisogno di una alleanza trasversale. Un impegno informativo e formativo diffuso e capillare. Un'opera di pedagogia popolare militante, potremmo dire anche in questo caso, mutuando Freire.
E poi c'è bisogno di ridisegnare il sistema in cui viviamo secondo un progetto di società differente, con al centro non singole funzioni (il lavoratore, il consumatore, il produttore, il migrante...) ma la persona in quanto tale, nella sua integrità.
Il quadro è ancora da costruire così come la strada per arrivarci. L'importante è iniziare a mettersi in moto. Anche a partire da ciò che già abbiamo sul tavolo. La tassa sulle transazioni finanziarie, una legge che stabilisca i criteri per definirsi banca etica, una maggiore trasparenza su chi finanzia la produzione di armi, la non promozione del gioco d'azzardo, la difesa dei beni comuni (a partire da acqua, terra, lavoro), la limitazione degli sprechi, l'incentivazione dei comportamenti virtuosi, la ricostruzione delle filiere, la valorizzazione del potere di scelta del consumatore... Il resto, se il movimento è onesto e collettivo, verrà da sé.

Post pubblicato su: http://www.acli.it/le-notizie/news-nazionali/11234-la-sconvenienza-del-risparmio#ixzz4PaaJ78db

Maker: L'interdisciplinarietà è il nuovo campo da gioco...





C'è il sistema che traduce i movimenti di mani che parlano la lingua dei gesti in parole scritte o pronunciate da un telefonino. 

Spade laser fatte con tubi di plastica di scarto e fogli di cellophane.
Il sistema per segnalare ad una centralina quando un bidone di olio usato è pieno, per andarlo a recuperare.
La stampante 3d, ovviamente, ma anche una per il braille e un'altra che disegna su muri enormi.
Droni in grado di sorvolare disastri ambientali, acquisire dati, aggiornare mappe e individuare superstiti. 

Un modo per aiutare i non vedenti ad orientarsi nello spazio con la geolocalizzazione, come già fanno i pipistrelli. 
E l'autoimboccatore robotico, manovrabile con soli due semplici enormi bottoni. 

Poi c'è pure la mensola su cui poggi le cose che non vuoi dimenticare. E se esci senza, parte la musica ad alto volume.
E i robottini programmabili tramite successioni di mattoncini Lego di diversi colori, con infinite applicazioni ai campi della didattica. 
E i mille modi possibili per sfruttare le capacità già presenti nei nostri attuali telefonini. 

Se c'è una cosa chiara, in questa Rome Faire Maker, è che non esistono recinti chiusi ed aree riservate. Prodotti e servizi. Impresa, sociale, manifattura, robotica...E' interdisciplinarietà il nuovo campo di gioco. E nessuno può più pensare di essere "padrone a casa propria".

Il mondo è misterioso e caotico. Nel bene e nel male. Rendere visibile ed affrontabile (per sé e per gli altri) lo scenario in cui ci si muove, è parte dell'ideazione stessa di prodotti e servizi.  

Non c'è solo del buono, è ovvio. E c'è anche  una buona dose di retorica. Ma l'impressione  è quella di trovarsi di fronte ad una grande rivoluzione. Le abilità specifiche cercano le competenze soft (e viceversa) ed insieme travolgono il sapere solo formalmente certificato o la tradizione che non si trasforma. I filosofi amoreggiano con i nerd. Anzi, i nuovi costruttori sono al tempo stesso appassionati di elettronica e filosofia, di internet ed aquiloni, meccanica e fiori, cucina e falegnameria...  

Che si parli di artigianato, industria o terzo settore... chi non riesce a guardare le cose in modo diverso e a creare nuove connessioni, anche se vende online e digitalizza tutti i propri archivi, rischia di trovarsi da solo, aggrappato all'essere il primo nel proprio piccolo spazio ordinato, mentre il mondo e la vita si sono trasferite altrove. 

  

Piacere, sono Akela.



Piacere Pietro, io sono Akela.
Vieni dentro che ti presento il branco.

Vanno. Nessuno dei due si gira.
Né l'adulto a cercare complicità.
Né il bambino a chiedere permesso.

Sono don Nelson, da Colombia.
È mio primo giorno qui.
Pazienza, con me.

A Messa l'accento spagnoleggiante sudamericano è fortissimo.
Impossibile non pensare alle assonanze.

Una chiesa di borgata che sembra una capanna.
Con la misericordia nel nome.

Ci sono momenti che segnano simbolicamente i passaggi.
Magari mi sbaglio ed è solo effetto ottico.
Ma oggi assomiglia tanto all'inizio di qualcosa.

(Nel cerchio dei genitori, eravamo tra i pochissimi a non essere stati noi stessi scout).

Like a rolling stone...

e allora stamattina si riparte da qui...
Once upon a time you dressed so fine
You threw the bums a dime in your prime, didn't you?
People'd call, say, "Beware doll, you're bound to fall"
You thought they were all kiddin' you
You used to laugh about
Everybody that was hangin' out
Now you don't talk so loud
Now you don't seem so proud
About having to be scrounging for your next meal.
How does it feel
How does it feel
To be without a home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You've gone to the finest school all right, Miss Lonely
But you know you only used to get juiced in it
And nobody has ever taught you how to live on the street
And now you find out you're gonna have to get used to it
You said you'd never compromise
With the mystery tramp, but now you realize
He's not selling any alibis
As you stare into the vacuum of his eyes
And ask him do you want to make a deal?
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
You never turned around to see the frowns on the jugglers and the clowns
When they all come down and did tricks for you
You never understood that it ain't no good
You shouldn't let other people get your kicks for you
You used to ride on the chrome horse with your diplomat
Who carried on his shoulder a Siamese cat
Ain't it hard when you discover that
He really wasn't where it's at
After he took from you everything he could steal.
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?
Princess on the steeple and all the pretty people
They're drinkin', thinkin' that they got it made
Exchanging all kinds of precious gifts and things
But you'd better lift your diamond ring, you'd better pawn it babe
You used to be so amused
At Napoleon in rags and the language that he used
Go to him now, he calls you, you can't refuse
When you got nothing, you got nothing to lose
You're invisible now, you got no secrets to conceal.
How does it feel
How does it feel
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone?

Tre sfide per una Chiesa popolare oggi




di Stella Morra | 12 ottobre 2016 su www.vinonuovo.it 


Da un intervento tenuto alle Acli qualche settimana fa dalla teologa Stella Morra alcuni spunti di riflessione sul popolo di Dio nel contesto attuale della Chiesa italiana

Lo scorso 16 e 17 settembre le Acli hanno tenuto a Roma il loro incontro nazionale di studi dedicato quest'anno al tema «Passione popolare». Nello sguardo a 360 gradi a questo aggettivo così importante per la nostra storia alla teologa Stella Morra è stato affidato il tema «Chiesa popolare». L'intervento - molto interessante nella sua rilettura dei concetti di "popolo", "popolare" e "popolo di Dio", con la sottolineatura del ruolo insostituibile dei laici nella "verificazione", cioè nel confronto con la vita concreta di tutti i giorni, delle verità della fede che la Chiesa professa - si può ascoltare integralmente in questo video.
Quella che proponiamo qui sotto - in una nostra sbobinatura non rivista dall'autrice e con neretti inseriti da noi per aiutare la lettura - è la parte finale della riflessione, nella quale Stella Morra propone tre sfide per la Chiesa italiana oggi, che ci sembra interessante proporre alla riflessione di tutti.
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Sono tre le sfide che, dal punto di vista teologico, a me sembrano principali, qui ed ora, in Italia in termini di comprensione e di esame critico delle pratiche della nostra vita di Chiesa.

La prima: la ridefinizione della relazione tra individuale e soggettivo comune.
Un esempio concretissimo Francesco ha provato a proporlo attorno al Sinodo della famiglia, cambiando l'equilibrio tra norma morale e discernimento, creando uno spostamento. La norma morale accentua un «comune astratto». E il comune astratto - che comunque tutti pensano sia inapplicabile, gestito soggettivamente da ognuno in modo proprio, facendo finta che non sia inapplicabile, in un grande sistema di menzogne - è un tipo di equilibrio tra soggettivo e comune. Francesco dice: rompiamo il sistema della menzogna, introduciamo la categoria del discernimento. Il discernimento è più forte della norma. Ciò che deve essere comune è il discernimento. La Parola, non la menzogna. Non è un caso che mezza Chiesa istituzionale gli si sia rivoltata contro. Ma io penso che qui - non solo nelle pratiche del rapporto tra norma e discernimento, ma anche nelle mille pratiche quotidiane - dobbiamo pensare alla relazione tra individuale soggettivo e comune.

La seconda: la rottura del privilegio contenutistico dell'identità evangelica.
La questione non è «cosa», ma «come». La misericordia è più importante della dottrina. Ma attenzione! Se capite la misericordia come un capitolo della dottrina, non avete capito niente. Quello che Francesco dice è: prima si cura l'emorragia, la Chiesa è un ospedale da campo, eccetera eccetera... poi discutiamo della glicemia. Cioè: prima uno «stile» di misericordia, poi discutiamo sulla dottrina.
Tipico esempio di questo, nel caso ecclesiale, è la tensione tra il «dentro» e il «fuori». Anche qui: «dentro» dove e «fuori» dove? Nel senso che, chi di noi - pur funzionario ecclesiale (nel senso di operatore pastorale, animatore, eccetera) - si sente totalmente dentro? In quanto funzionari ci sentiamo dentro alla Chiesa, poi ci sentiamo fuori tutte le volte che andiamo a Messa e ci becchiamo un parroco che fa 25 minuti di omelia offensiva, e diciamo: «Ma non si può andare avanti così! Questi preti come fanno? Ma non si rendono conto?». Nessuno è più «dentro» e nessuno è più «fuori».
A tale proposito sono molte le questioni poste dagli Stati con muri e confini... Francesco ci dice che il problema non sono i confini, ma le periferie. Non so se avete mai accoppiato i due termini. Ragionateci un attimo! Stanno nello stesso luogo, ma sono due cose diverse. I confini sono puntuali, c'è un'autorità che decide chi passa e chi non passa, perché sì, perché no... Le periferie sono luoghi porosi, non sono puntuali, non si sa bene dove cominciano e dove finiscono, nessuno stabilisce chi ci va dentro o no, il desiderio delle persone di uscirne o di arrivarci. Funziona in un altro modo. Francesco ci invita a pensare «periferie» e non «confini». Ognuno di noi abita alla periferia della Chiesa.

La terza: riscrittura delle forme che consentono la «verificazione» 
Questo è il problema forse più complesso, ma più importante. Abbiamo bisogno di nuove forme di Chiesa. In fondo non è cambiato praticamente nulla, nella «forma» della Chiesa, dalla riforma gregoriana (XI secolo). È una Chiesa fondata sulla stabilità geografica, sullo spazio, sulla durata «impersonale» e sulla divisione tra sacro e profano. Praticamente nessuno di noi nella «propria giornata» sta nella stessa parrocchia - nella «propria giornata», non nella «propria vita», come mia nonna che è nata, è cresciuta, ha fatto la cresima, si è sposata, ha battezzato i figli, è morta ed è stata sepolta nella stessa parrocchia. Come minimo, abitiamo in una parrocchia e lavoriamo in un'altra! Qui c'è un grosso problema.
Chiudo con un riferimento alla poesia, perché è una questione di stile e perché viene prima l'immaginazione, l'evocazione, la creatività, dell'esattezza dei concetti.
Credo che come Chiesa la sfida di fronte a cui siamo posti, dopo essere stati a lungo la "piazza" del villaggio, sia quella di smettere di essere piazze e diventare invece - come dice un verso di Patrizia Cavalli - «molta ariosa tenerezza, una fretta pietosa che muova e che confonda». Come continua a dire Francesco, siamo chiamati ad essere qualcuno capace di far partire, senza ipotecare il viaggio, perché poi «non si ritorna». Questo si chiama «prevalenza escatologica» del cristianesimo. Non dobbiamo tornare al Paradiso terrestre (e magari prima del peccato originale), perché così sarebbe tutto più semplice. Dobbiamo andare verso la Parusia, quando Dio sarà tutto in tutti, con in più, rispetto al Paradiso terrestre, la ricchezza della storia degli uomini e delle donne.
La Bibbia comincia con un giardino, che per gli antichi è l'immagine della natura, ma finisce con una città. L'ultima parola della Bibbia è la Gerusalemme celeste. E la città per gli antichi è l'immagine della cultura. Nella Gerusalemme celeste ci sono i due fiumi, i due alberi ... c'è tutto quello che c'era nel giardino, ma in più c'è molto altro. C'è molto altro che non è indispensabile. Dio ci ha dato tutto l'indispensabile mentre gli uomini, secondo la descrizione della Gerusalemme celeste, hanno aggiunto pietre preziose sulle porte (che non si mangiano), i dipinti... L'inutile e il bello.

Il nostro compito è di andare verso la Gerusalemme celeste, per tutti gli uomini e le donne oggi.

#Dettotranoi: Conversazioni sulla lettura




Mamma: ti piace di più quando leggo io o quando leggi tu? O è uguale?
P: un po’ è uguale, ma un po’ è diverso. Quando leggi tu la storia passa dalle orecchie. Quando leggo io passa dagli occhi. Comunque arriva sempre al cervello.
(pausa)
P: Ma quando leggo io va più dentro, nel cervello in fondo.
G: ma che dici? il cervello non centra niente…
P (serio, rivolto alla mamma): può essere che lui non ha ancora imparato a leggere perché non ha ancora trovato la strada per far arrivare al cervello?
Gè più bello scrivere di leggere.
Mammaah, si? Perché?
G: la cosa più bella è che io scrivo una cosa. Tu leggi e capisci quello che ho scritto. Ma senza che te lo dico a voce, eh!
P: Non si può leggere senza immagini.
Mamma: in che senso? Harry Potter mi sembra un libro senza immagini, no?
P: il libro di Geronimo ha le immagini sulle pagine. Il libro di Harry Potter le immagini te le immagini tu. Ma una storia non si può leggere senza le immagini.
G: da grande faccio lo scrittore. Scrivo storie di avventura. Con i buoni, i cattivi… però vincono sempre i buoni. Ma non si dice prima, se no si rovina la sorpresa.
P: Il libro di Harry Potter è bello. Molto bello.
Mamma: ah si? Perché?
PPerché tu non sai cosa sta succedendo. C’è suspance.
Mammaanche il libro di Geronimo era così?
P: Un po’ si. Ma qui c’è molta molta più suspance. Il libro di Geronimo ti spiega le cose più tutte assieme. Harry Potter molto più poco alla volta. Che un po’ capisci e un po’ devi ancora aspettare per capire. Questo è il bello. Che ti viene voglia di continuare.
(pausa)
E poi Geronimo era un diario che scriveva lui di un viaggio che si inventava di andare nella fantasia. Invece Harry Potter va a scuola di magia davvero e poi gli succedono tutte le cose. E non è il suo diario, è un libro vero.
Mamma: che vuol dire un libro vero?
P: per esempio che non è come l’ultimo libro di Harry Potter. Che quello non è un libro, è solo il programma di un libro. Ma deve ancora scriverlo.

Post pubblicato oggi in #Dettotranoi sul blog Faccioquellocheposso.
Immagine sempre di Alessandra Spada. 


Cosa vuol dire pensare?- Marianella Sclavi

Uno degli strumenti che ci viene rifilato più di frequente oggi è il sondaggio di opinione. La sanità, la riforma… chiamo individualmente un...