Trump e l'innovazione

Comunque l'innovazione più grande è un presidente che si fa le leggi da sé. Da un giorno all'altro. Da solo. Basta burocrazia. Niente perdite di tempo. Il futuro della disintermediazione è lì. Nell'uomo solo ed incompetente al comando. 
E nel caos che ne deriva. 

Don Bosco




- Si, vabbè, ma questi però sono un disastro. Non stanno alle regole, rompono, fumano, provocano, ti sfiniscono...
- Allora sono nel posto giusto. È per loro che siamo qui... 

Dialoghi in comunità. #donbosco. Oggi.

Trump, il buon senso e il noi chi siamo...

Trump vuole dimostrare che la sua elezione è un punto di svolta. Che nulla sarà più come prima. Che con lui cambiano gli equilibri, mutano le alleanze, vengono rivoluzionate le forme della democrazia e viene stravolto anche il sistema di valori.

Negli Usa le reazioni più intessanti non fanno riferimento in primis alla legalità o legittimità. Ma alla corrispondenza con i valori fondativi, con l'identità.

La reazione di fronte ad una ingiustizia palese e manifesta non riguarda in primo luogo l'altruismo, la solidarietà o il coraggio. Nemmeno il semplice rispetto delle regole.

La reazione (presente o assente, formale o corale, fredda o sentita, netta o ambigua...) parla di noi.  Dice della capacità di sentire nel profondo ciò che accade agli altri. Dice se ci percepiamo forti o deboli. Dice soprattutto se sappiamo chi siamo e chi vogliamo essere.


Tutti gli esseri umani hanno pari valore.
Senza distinzione.
La tortura non è ammissibile.
I maltrattamenti sono reati contro la persona.
Chi è in pericolo ha diritto di scappare e chiedere aiuto.
Ripudio della guerra come forma di gestione delle controversie o di tutela degli interessi. Libertà, uguaglianza, democrazia, giustizia sociale, diritti...Il lavoro (e non il denaro) é il fondamento della convivenza e lo strumento principe dell'inclusione.

Questi sarebbero i valori in cui ci siamo identificati come occidente.
Questi i valori su cui avremmo costruito l'Europa e i tentativi (poi più o meno abortiti) di governo internazionale.
Questi sarebbero persino le basi del presunto scontro di civiltà.

Io mi ci riconosco ancora.
Non come luoghi in cui sono già stata.
Come punti verso cui tendere ancora.

Oggi non possiamo limitarci a fare il tifo per o contro Trump. Come fosse solo il derby più trendy del momento.

I cittadini americani faranno ciò che credono. Noi abbiamo oggi il dovere e l'opportunità di dire chi siamo e chi vogliamo essere.

La democrazia, la globalizzazione, l'Europa non hanno portato prosperità per tutti. È un dato di fatto.
Questo non vuol dire che dittatura, protezionismo, ognun per sé e legge del più forte siano la soluzione.

Non è questione di buonismo. Secondo me. È questione di buon senso.
Non è saggio smettere di essere umani.

La crepa che si insinua nei diritti e nel senso di sicurezza di qualcuno farà perdere diritti e sicurezza a tutti. È solo questione di tempo. Ed il mondo oggi è veloce.

Non è un caso se i tentativi di cercare modi nuovi, pacifici e creativi di stabilire patti e forme di regolare i rapporti vennero subito dopo un olocausto e due guerre mondiali.

Il giorno dell'operazione

G. ha fatto un piccolo intervento. Il come l’ho vissuta io devo ancora metabolizzarlo per un po’. Intanto mi appunto qualche #dettotranoi della giornata, che tra le altre cose era alle 13 di venerdì 13 gennaio del ’17. Ma, per fortuna, almeno non siamo superstiziosi…

Prima di entrare:

G: mamma, devo stare in braccio. Voglio stare comodo, non si può stare comodi senza mamma!
Mamma: vuoi scegliere un pupazzo che papà prende in edicola e quando ti risvegli lo trovi?
G: si, ma dobbiamo sceglierne due, uno anche per P.!

Appena uscito:
G: Mamma, ti prego, mi da fastidio, mi fa male, fallo smettere!
Mamma: ancora poco, dai, sta già passando un po’, vero?
G: mamma, conta all’indietro fino a che non passa. Se non è ancora passato ricomincia, e conta ancora, non smettere, conta…

Mamma: dai, devi stare fermo, se no ti fai male…
G: non posso stare fermo, se mi fermo sento il male…

Dopo un po’:
G: il fastidio è diminuito, ma il male è cresciuto. È una truffa!
La sera tornati a casa, raccontando al fratello
P: ti ha fatto male?
G: si, un po’, ma non ho neanche pianto…
G: io oggi sono stato il più fortunato! Tutti erano vestiti di verde, che è il mio colore preferito. E poi quando hanno fatto la mascherina l’altra bambina ha avuto la puzza di broccolo e io invece il profumo di cioccolato!

Facendo le ultime pulizie
G: mamma, è stata un po’ faticoso, ma ci siamo fatti tante coccole!
G: mamma, sei bravissima a girare nella bocca senza toccare le ferite! Non fa niente se sei davvero poco brava a guidare nel giochino!

Andando a dormire
Mamma: allora com’è stata questa giornata?
G: bella!
Mamma: bella?!?!
G: ti dico le cose belle e quelle brutte, tu conta le dita…
Belle: giocare con il giochino, tanti schermi con i cartoni dove si aspetta, comprare ironmade…
Brutte: lavare i denti con i punti, svegliarmi, che non riesco a mangiare bene…
Belle: tutti del mio colore preferito, colorare il disegno inventato, il gas al cioccolato, tante coccole con mamma…
Sono di più le belle! E soprattutto…non devo più preoccuparmi di riuscirci ad aggiustare i denti, perché ci sono già riuscito!

Richiamando l’ultima volta
G: domani che facciamo?
Mamma: tante cose, ma ora dormi…
G: la prima di tutte domattina è controllare che non mi sono venuti gli incubi a svegliarmi…

La conciliazione

La conciliazione è un'arte delicata.
Sorprendentemente (ma poi perché?) di più per un autonomo che per un dipendente.
Se c'è qualche piccolo inconveniente sanitario in famiglia diventa più complesso.
Se ci aggiungi qualche disguido logistico...
La soluzione, ad un certo punto, è solo smettere di pensare di poterci far stare tutto.
Ed accettare che qualcosa di qui o di là salti.
E riformulare e metabolizzare in fretta.
Sperando di aver azzeccato il criterio giusto del salto. 
Credo.

Le più belle albe della mia vita


Ho passato 17 notti in mare.
Notti in cui ho visto di tutto.
Compreso le più belle albe della mia vita. 

(Cit.)
Forza e determinazione da uomini,
fragilità e bisogno di ascolto da bambini,
corpi, menti, cuori in transizione e trasformazione, come tutti gli adolescenti,
Attraversando confini che non sono solo fisici. Sono anche spazio temporali, culturali, religiosi ed amministrativi. 
Enormi potenzialità di ponti tra mondi.
Enormi rischi di non trovare altro che luoghi "sbagliati". 
Sono tutti diversi. Ognuno è una storia a sé.
Ma dovessi dire oggi mi sembrano un po' così, i ragazzi che chiamiamo minori stranieri non accompagnati. E ciò che non vediamo abbastanza è che il rischio della loro esclusione non è solo per loro, ma anche, fortissimo, per noi. 

Intanto si potrebbero approvare:

Assolutamente non sarebbe la risoluzione di tutti i problemi. 
Ma la prima riconoscerebbe i diritti di chi spesso personalmente non ha nemmeno mai migrato. 
La seconda sarebbe un modo per cui, di fronte a "minori stranieri", scegliamo di guardare prima all'essere minori e poi all'essere stranieri.
In entrambi i casi, sarebbe un modo di mettere in pratica il fatto che "la realtà è superiore all'idea" e che non c'è salvezza per nessuno se non "restiamo umani".

La Messa di Natale

La Messa di Natale 2016 resterà nella storia famigliare come il momento in cui G. lesse il suo primo libro da solo.

Concentratissimo e determinato si è messo lì, tutto il tempo, seduto a terra sui gradini dell’altare laterale, in mezzo ad una folla in piedi. Lettera per lettera, sillaba per sillaba, parola per parola, pagina per pagina. Senza distrarsi. Senza stufarsi. Solo in alcuni momenti, quando le parole più difficili richiedevano di essere pronunciate realmente, per essere comprese, il sacro fuoco della lettura è arrivato un po’ troppo vicino anche ai fedeli delle file circostanti e qualche volta è stato mandato il papà a ricordare che “shhh“.

Cinque sole pause, rapide e veloci, con libro affidato in consegna. “Non perdermi il segno!“. Ammonimento perentorio. Ma quando c’è da partecipare, non ci si sottrae.

Una per andare a rincorrere il cestino e depositare la monetina.
Una assieme a fratello e cugina, a prendersi “la comunione per quelli che vogliono ma non possono”. Una per andare a ritirare un piccolo cero che come base aveva un cd. 
(“Oh, speriamo non sia riciclato! Se hanno speso tanti soldi per comprare una musica è uno spreco incollarci sopra una candela!“).
E l’ultima quando sente la frase “È nato il Salvatore del mondo“. 
Che si volta e mi spiega, bontà sua, “Vuole dire Gesù”. 

A spanne, direi che, libro compreso, è comunque passato di più in questa Messa di lettura che in quelle in cui ho tentato di farlo stare zitto ed attento altri anni. 

Ma non so dirlo con precisione perché, occhio di controllo buttato al lettore a parte, la sua concentrazione ha fatto si che la mia Messa di Natale sia stata soprattutto condivisa con P. Ma questa è un’altra storia…

Comunque, nei giorni seguenti il libro l’ha finito. 
Arriverà la recensione, perché merita. Anche se, sempre a ritmo di lettera per lettera, ne ha già voluto iniziare un altro…

Post pubblicato in #dettotranoi di www.faccioquelcheposso.it 

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