Trump, il buon senso e il noi chi siamo...

Trump vuole dimostrare che la sua elezione è un punto di svolta. Che nulla sarà più come prima. Che con lui cambiano gli equilibri, mutano le alleanze, vengono rivoluzionate le forme della democrazia e viene stravolto anche il sistema di valori.

Negli Usa le reazioni più intessanti non fanno riferimento in primis alla legalità o legittimità. Ma alla corrispondenza con i valori fondativi, con l'identità.

La reazione di fronte ad una ingiustizia palese e manifesta non riguarda in primo luogo l'altruismo, la solidarietà o il coraggio. Nemmeno il semplice rispetto delle regole.

La reazione (presente o assente, formale o corale, fredda o sentita, netta o ambigua...) parla di noi.  Dice della capacità di sentire nel profondo ciò che accade agli altri. Dice se ci percepiamo forti o deboli. Dice soprattutto se sappiamo chi siamo e chi vogliamo essere.


Tutti gli esseri umani hanno pari valore.
Senza distinzione.
La tortura non è ammissibile.
I maltrattamenti sono reati contro la persona.
Chi è in pericolo ha diritto di scappare e chiedere aiuto.
Ripudio della guerra come forma di gestione delle controversie o di tutela degli interessi. Libertà, uguaglianza, democrazia, giustizia sociale, diritti...Il lavoro (e non il denaro) é il fondamento della convivenza e lo strumento principe dell'inclusione.

Questi sarebbero i valori in cui ci siamo identificati come occidente.
Questi i valori su cui avremmo costruito l'Europa e i tentativi (poi più o meno abortiti) di governo internazionale.
Questi sarebbero persino le basi del presunto scontro di civiltà.

Io mi ci riconosco ancora.
Non come luoghi in cui sono già stata.
Come punti verso cui tendere ancora.

Oggi non possiamo limitarci a fare il tifo per o contro Trump. Come fosse solo il derby più trendy del momento.

I cittadini americani faranno ciò che credono. Noi abbiamo oggi il dovere e l'opportunità di dire chi siamo e chi vogliamo essere.

La democrazia, la globalizzazione, l'Europa non hanno portato prosperità per tutti. È un dato di fatto.
Questo non vuol dire che dittatura, protezionismo, ognun per sé e legge del più forte siano la soluzione.

Non è questione di buonismo. Secondo me. È questione di buon senso.
Non è saggio smettere di essere umani.

La crepa che si insinua nei diritti e nel senso di sicurezza di qualcuno farà perdere diritti e sicurezza a tutti. È solo questione di tempo. Ed il mondo oggi è veloce.

Non è un caso se i tentativi di cercare modi nuovi, pacifici e creativi di stabilire patti e forme di regolare i rapporti vennero subito dopo un olocausto e due guerre mondiali.

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