La gardenia


Al banchetto come famiglia. Su proposta ed invito degli scout, a raccogliere offerte per la ricerca per combattere la sclerosi multipla, un sabato mattina, in un ipermercato della periferia romana.
Luogo, tempo, causa, formazione.
È un frullatore di "cose fatte mille volte nella vita" e di "è comunque una prima volta, fatta così".
Insomma, è un'esperienza.

Pietro la sera prima vuole fare un cartello. Giovanni osserva, cercando il suo spazio.
Poi arriviamo, con due capi scout (marito e moglie, lei incinta) di reparto, che non conosciamo ed un ragazzo del clan. Montati i tavoli, sistemate le piante, si comincia.

Che sia raccogliere firme, vendere biglietti della lotteria, fare sondaggi o piazzare gardenie...cercare di intercettare la gente per strada è sempre un'esperienza istruttiva.
Farlo da genitore, assieme ai figli, aggiunge una variabile non secondaria.

Pietro sente il compito. Ci crede. E prova a parlare con tutti.
Pietro: se dicono no... lo capisco. Ma perché non mi ascoltano e non mi guardano in faccia?
Gli si legge in faccia che ci resta male, all'inizio. Non è rabbia. È stupore ed incomprensione.
L'istinto di pancia è di proteggerlo. Sottrarlo, offrire una spiegazione rassicurante o suggerire tecniche difensive. Ma è un attimo. Lui non molla, continua. E arrivano le prime offerte. E le prime gardenie. Ed allarga il giro. Va da solo, più lontano, nei corridoi...

Al banchetto sembra che la gente arrivi in autonomia, poi si avvicina "Ce l'ha detto il bambino...".
Mamma: Pietro, quando ti dicono di si, puoi anche tornare con loro. Così ti godi anche il momento bello.
Pietro: No, non serve. Ci siete voi lì. Io parlo con gli altri.
Lui semina, noi raccogliamo.
Altro che proteggere... Prima lezione.

Noi adulti abbiamo esperienza. Agli adolescenti, agli stranieri, a quelli con la faccia dura senza un sorriso non diciamo niente. Puntiamo a chi incrocia lo sguardo, alle signore, ai carrelli pieni... Valutiamo, selezioniamo...
I bambini hanno meno pregiudizi. Parlano a tutti. Senza distinzione. Non calcolano l'investimento. Seminano e basta. Seconda lezione.

Giovanni ha i suoi tempi. Ma poi si sblocca anche lui. Non riesce ancora a chiedere. Ma riesce a dare.  Gira a regalare palloncini a tutti i bambini.
Chiedere è più difficile di dare. Ci vuole più tempo. Certo. Terza lezione.
Anche con i palloncini, c'è chi è diffidente. Di nuovo. Lo stupore. L'istinto di protezione. E poi Pietro è in uniforme. È protetto da un'identità collettiva. Giovanni è spoglio, nei suoi vestiti normali. E con pure il dito rotto...

Mamma: non insistere, se non lo vogliono il palloncino...
Giò: ma non è vero che loro non vogliono. Sono le mamme che hanno paura...
Quarta lezione. La protezione che protegge troppo. Appunto.

Poi pian piano prendi confidenza anche tra adulti. Chiacchieri. Racconti. Spunta fuori un Sarajevo...
Stare in strada e cercare di parlare con la gente non è mai facile. Devi trovare il coraggio di buttarti. E mettere in conto la frustrazione di tanti che ti ignorano, molti che ti prendono in giro, qualcuno ti risponde male...

Però, dopo un po', impari a non dare per scontato niente. E a quel punto, al posto di notare la maggioranza che dice no, cominci a notare la minoranza che dice si.
E quando smetti di cercare il numero e la massa, cominci a vedere le singole persone. Vedi chi si ferma, chi ci crede, chi dà, chi chiede...

E vedi che c'è persino chi "ti vede" e al tuo "grazie" risponde "grazie a voi, che impiegate il vostro tempo qui".

Fa un po' strano stare al banchetto per una causa "non tua". E di cui in fondo non sai moltissimo. Ma ha un buon sapore. Di leggerezza, gratuità, fiducia.

Siamo tutti stanchi questo pomeriggio.
Ma è stata una bella mattinata. 

P.s. Pensieri della sera
Pietro: è strano, pensavo che era molto molto più facile vendere. Però pensavo pure che ne vendevamo molte molte meno...

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