La fuga


La fuga, nella teoria, è l'infrazione alla regola. La devianza. 
Nell'intimo il fuggitivo è quello che perdi. L'occasione mancata. Rimpianto o rimorso. Con un filo di sottofondo di sollievo di cui vergognarsi.
Ma c'è fuga e fuga, in realtà. 
C'è la fuga di ricerca. La fuga di paura. La fuga di confusione. La fuga di conflitto. La fuga d'amore. La fuga di inefficienza e la fuga con una direzione. 
E tra una e l'altra c'è molta differenza. 
Al momento non mi vengono in mente fughe per resa o di sola attesa. Ed è già qualcosa che pone la fuga molto più in alto di tante altre scelte.
Per lo più, però, fuggire mi pare il tentare di estrarre un altro numero a sorte. Più precisamente, tentare di estrarre un'altra sorte.
A volte funziona. Va detto.
A volte no. E perdi tutto.
Gioco d'azzardo.
Può essere pericolosa. Si dimentica spesso che si può sempre pescare qualcosa di peggio del presente.
O forse no. Forse già lo sanno.
Obbligata o no, anche la partenza originaria è stata questo. Una fuga. Una scommessa. Un azzardo. Più che un progetto, un salto nel vuoto.
Ma...ecco l'indicibile: A quanti di loro questo salto  ha peggiorato l'esistenza?
È una domanda che non possono porsi, loro. Perché il passo indietro non è contemplato, mai.
È una domanda che non possiamo porci, noi. Perché nel metro di paragone è contenuta l'assoluzione della nostra inefficienza.
Si può solo guardare avanti. 
E pensando a loro, l'unico pensiero che ti resta, mai così adatto al caso, è "Buona fortuna!".
Poi il letto resta vuoto per poco.
Non c'è tempo per metabolizzare, per sedimentare. Figuriamoci per verificare o esplorare.
Anche per noi, è già estrazione di nuova sorte che ci viene affidata...
Nuova opportunità di non sentirsi inutili o impotenti...
(I dati sui minori stranieri non accompagnati che spariscono contengono molte storie diverse. Non possono essere letti unidimensionalmente. Ed in parte contengono anche la nostra incapacità di ricostruire le linee degli spazi tratteggiati). 

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