L'accarezzatrice


Il tema è delicato e complicato. Ma leggendo di autismi, neurodiversità e disabilità mi sembrava un tema anche non eliminabile. 

Il libro è un romanzo, che si muove al confine con la Svizzera (proprio perchè in Italia è più difficile affrontare il tema della sessualità legato alla disabilità) e racconta con delicatezza le vicende di una persona che scopre la professione di assistente sessuale. 

L'assistente sessuale non è una prostituta. E' una figura riconosciuta in altri paesi, che attraverso una formazione specifica e una buona relazione con il proprio cliente è in grado di aiutarlo a percepire ed esplorare il proprio corpo, offrendo a sua volta il proprio come luogo di incontro.

Certo, la messa in pratica non ideologizzata di questa professione porta con sé anche moltissime contraddizioni e zone d'ombra. Ma le zone d'ombra che si nascondono nelle dinamiche famigliari o nel ricorso a pesanti dosi di farmaci non sono minori. E allora la questione va quantomeno tematizzata. 

Come immaginare una rete territoriale del 21° secolo


Roberto Rossini:
Come si può immaginare una rete territoriale nel 21° secolo? Quale è il mestiere dei circoli? E poi  sulla sede centrale: la tecnostruttura e i temi veicolari.

Qui ci sono alcuni dei membri dell'equipe che sta progettando la riforma organizzativa. Alcune cose ci sono indotte dalla legge, altre prendiamo l'occasione per cambiarle, per cogliere un po' lo spirito dei tempi. E per cercare di capire verso dove andare. 

Johnny Dotti:
Io ho meditato un po' sulle vostre domande, sono arrivato a molto poco, perchè siete di fronte ad una cosa hard. Ma sono contento che vi poniate il problema. C'è gente che non se lo pone e il finale sarà tragico. Il tema è: una infrastruttura nata sostanzialmente nel periodo fordista, regge il cambiamento radicale che sta avvenendo sia nelle forme economiche, che nelle forme sociali, che nelle forme politiche? Che è poi il problema di tutte le comunità intermedie, come le Acli sono! Io credo che la domanda di fondo sia quella lì. Poi c'è il tema del come. E' una sfida sostenibile immaginare che si ha un senso astratto, rispettando la propria storia, la propria tradizione, ma anche un senso concreto rispetto ad alcune istanze?

Comunità e territorio ormai non sono più la stessa cosa. Da tempo. Nei ragazzi l'esperienza di comunità che si fa sul digitale struttura un certo tipo di approccio alla realtà. Non c'è niente da fare. E nei prossimi anni questa operazione sarà ancora più accelerata. Non sto dando un giudizio di se è bene o male. Da cristiano normale sto valutando la realtà come è. Quindi, ad esempio, io, il mito che comunità è territorio (cosa che giustificava una strutturazione fino ad arrivare nel microposto con l'organizzazione), tenderei a non tenerlo presente. Quel mito lì non c'è più.

Detto questo, la domanda è: c'è ancora bisogno di comunità e di territorio? Le due cose non coincidono più, soprattutto nell'esperienza dei giovani. Lo dico anche da professore universitario, che vede moltissimi giovani. Le due cose, comunità e territorio, sono completamente plurali. Uno appartiene a moltissime comunità, e magari quella meno importante è quella del suo territorio. E le sue comunità sono, contemporaneamente, concrete, temporanee, digitali, di scopo, legate ad alcuni eventi... è un fenomeno che c'è sempre stato, in età giovanile, ma che oggi è diventato preponderante rispetto al fatto che uno viene da quel posto lì, parla quel dialetto lì, ha quella cultura di fondo lì... Questa cosa oggi si è molto scardinata, se poi penso al sud, con il meccanismo di esodo dei giovani dal sud, al sud è ancora più accelerato. Con risvolti a volte anche drammatici. Lo dico perchè vivo parte della mia vita a Mazara del valle. Lo frequento, il sud. Anche per periodi lunghi.

Questo per me pone un problema riflessivo. Perchè senza una visione è un po' difficile parlare di l'organizzazione. L'organizzazione è la modalità difettata, per difetto, che si immagina aiuti a realizzare o a rendere compiuta una visione e a rendere attiva una missione. Per me questo oggi è un grandissimo tema, ma lo è per tutti, lo si vede nei partiti, nei sindacati, ovunque...Poi in quelle organizzazioni, in particolare nei partiti, assume molto l'accento della personalizzazione e quindi i territori diventano feudi individuali con un po' di corte attorno. Questo è il territorio, rispetto alla politica, oggi. Cosa sia il territorio per voi, questa è una bella domanda.

Lo collego a una domanda che mi hai fatto dopo:  la questione circoli, province...  Che cosa succede in quei posti lì ? Cosa sono quei posti lì? Qua c'è il tema della vostra predisposizione ad essere un soggetto culturale, prima che essere un soggetto erogatore di servizi.  Questa potrebbe essere una chiave per interpretare di più la questione territorio e comunità. Siete una comunità di senso? Questo è un pezzo che può avere presa ancora sui giovani. Siete capaci di produrre senso? Senso vuol dire direzione e significato. Interpretazione dei fatti, chiave di lettura ermeneutica della realtà, esperienza che mi espone ad una scoperta di me, del mondo, degli altri, di Dio... di un certo tipo.

Anche qui, io non darei per scontato però la questione. Bisogna stare in piedi economicamente. Anche voi avete attraversato negli anni 60-70 il meccanismo di industrializzazione dei servizi. Che si chiamino Patronato, formazione professionale, segretariato sociale, Caf... quella part lì dei servizi avrebbe bisogno di non essere più pensata con quella articolazione di cui sopra. Quella andrebbe ripensata radicalmente. I servizi non veicolano più di per sé il senso. Un tempo c'era una sovrapposizione sul fatto che uno veniva a fare il 740, e tu ti fermavi a conoscerlo, lui faceva la tessera, tu ne conoscevi i figli... poi il meccanismo di  specializzazione, di burocratizzazione, di procedura sempre più funzionalizzata in termini di risposta vostra al committente (cioè allo Stato), in termini di efficienza ed efficacia... tutto questo rende il tempo della relazione nel servizio un tempo difficilmente connotabile come tempo con un significato. Non è che producendo il servizio in sé, costruisci un contesto di senso e una relazione che ha un senso.

Qui torni alla questione comunità. Di che comunità siamo fatti?  Con i giovani questo vale ancora di più. Per i giovani ormai il servizio, qualsiasi tipo di servizio, è puro consumo individuale. Sia esso servizio di welfare, servizio di previdenza... vale comunque come andare al centro commerciale. I servizi i giovani li hanno interpretati come consumo individuale.  I servizi i giovani giovani li hanno interpretati  esattamente come il capitalismo ha voluto. Cioè come consumo individuale, non come luogo dove si costruisce una relazione. Il senso non passa dal “perchè lo fanno le Acli”, “perchè quella cosa lì riguarda la tua vita”...No! E' come comprare un paio di scarpe da tennis. Questo è successo in tutti i servizi di welfare, che sono diventati un grande market di servizi a consumo individuale. Il fallimento del welfare è quello. Non è che abbiamo fatto pochi servizi. Ne abbiamo fatti troppi di servizi. Almeno io la vedo così.

Questa è la seconda questione. Di che comunità siamo fatti? Distinguerei la comunità di senso. La comunità di senso, paradossalmente, nel circolo (se penso alla vostra tradizione) trova un significato. Anche maggiormente nel circolo che non ha una erogazione di servizi preordinata, nel circolo che è un luogo che va riempito di un significato, che è un luogo in cui ci si può incontrare...(ne parlo in modo generico perchè presumo  che le esperienze dei circoli siano a geometria variabile sul territorio...siete più bravi voi a farla la distinzione).  Questo però vorrebbe dire lanciare una grande stagione di rigenerazione dei circoli. Quindi anche una autorizzazione ai circoli a provare a raccontarsi in un altro modo. La vedo difficile fatta dal centro questa roba qui. Dal centro puoi autorizzare, puoi predisporre, puoi promuovere, puoi premiare...tutti quei verbi paterni, positivi...

Se la questione di senso è la strada vai in direzione delle cose di Magatti... Dall'altra parte c'è la quesitone servizi.  Voi avete fatto, su per giù, quello che hanno fatto tutti. Io quando dirigevo CGM sono stato una delle ultime organizzazioni nazionali che ha preso  quel meccanismo così: verticale, orizzontale. Alcune cose  le verticalizzi. Alcune cose le tieni orizzontali. Alcune cose top down, alcune bottom up (con termini moderni, ma l'è istess! L'è la crus cristiana!).  Ecco, secondo me, quel modello organizzativo non funziona più nei servizi. La vendita digitale di oggetti e servizi spariglia completamente il meccanismo immaginario che è del  negozietto e supermercato. Grande distribuzione verticale e piccola distribuzione locale. Non regge più, nell'immaginario dei giovani ancora di più...

Detto poi  che, non so quanto voi siate un'organizzazione dei giovani... Presumo che anche per  voi l'età media sia leggermente salita. Andate oltre i 50 tranquillamente, credo...  L'età media del volontariato oggi sono 55 anni. Sono quelli che hanno iniziato a fare i volontari negli anni 60 e continuano tutto oggi....

In tempi in cui l'economia è così rilevante andrebbe fatta una valutazione seria dei servizi, sia dal punto di vista del conto economico che dal punto di vista del conto patrimoniale. Che sostenibilità hanno? Che capacità di reggere la concorrenza hanno? Perchè i vecchi concorrenti tenderanno a scomparire. Avremo concorrenti sempre più nuovi, digitale, piattaforme. Penso a tutta l'area Patronati...Il Patronato mantiene il valore del suo nome “Pater”. Patronato. Ma pater è una relazione, non è un servizio... tu non fai il servizio da papà. Hai una relazione con papà. Sai custodire, sai aspettare, sai pazientare. Torniamo al senso.

Nella mia esperienza il senso produce anche business. Dipende se sei capace di governarlo, e se è vero che lo stai governando e se è vero che lo stai promuovendo. Ma il senso non coincide con il servizio. Faccio un esempio preso dalle cose di cui mi interesso. Un servizio per disabili non media in sé il senso della giustizia, dell'equità, della sostenibilità.... Devi fare altro con i genitori dei disabili perchè si realizzi quella comunanza.  Non basta che c'hai il centro diurno per i disabili o la comunità alloggio per i disabili. Quando siamo partiti a crearlo invece avevamo una sovrapposizione di struttura organizzativa, di  erogazione di servizio e di senso che ci transitava. Oggi non è più così. Questo è un punto gigante per voi, per tutto il terzo settore, società di mezzo...

L'ultima cosa, è come fate a ricucire questo gap generazionale. Dal mio punto di vista, siete un bel laboratorio. E' il problema della società italiana. Andiamo incontro ai prossimi 15 anni con una massa di over 65 che supererà gli under 25. Dal punto di vista demografico non è mai successo nella storia italiana e occidentale questa cosa qui. Voi da questo punto di vista siete un bel laboratorio. Lo state già vivendo. Noi, tra l'altro nel terzo settore lo stiamo vivendo avendo già visto gli ordini religiosi che lo vivevano. Quando parlo agli ordini religiosi io lo dico sempre: Voi siete dei profeti. Se non trovate la soluzione voi, non la troverà la società... E' interessante vivere la propria organizzazione come una profezia per la società. Non facciamo qualcosa per la società solo perchè facciamo questo e questo per la società, ma facciamo qualcosa per la società anche perchè sperimentiamo problemi e le soluzioni che troviamo inter nos sono soluzioni interessanti per tutti. Qui c'è tutto il tema dell'alleanza che con il Mauro (Magatti, ndr) tiriamo fuori. Cosa vuol dire nelle Acli alleare la generazione dei 60enni, 70enni  con la generazione dei 15enni e 30enni?  Concretamente. Non in teoria, perchè a noi ci piace dirlo, perchè pensiamo che sia giusto.... Cosa vuol dire, concretamente? Sapendo che l'alleanza non è un puro scambio di natura negoziale. Non è neppure un interesse reciproco. Una alleanza si dà sempre per un terzo. Nella nostra storia biblica non ci si allea solo per rafforzarsi dentro l'io o il tu. Ci si allea sempre per un Egli. E' la visione della trinità.

Qui suggerisco, sono un po' provocatorio, di abbandonare la malsana idea dei diritti. Ormai i diritti sono diventati diritti individuali. Sono traslazione dei bisogni individuali. E sono ciò che di più nefasto c'è per la società. Lo dico anche per voi. Voi siete stati tra gli artefici dei diritti collettivi. Negli anni 60 e 70. Se voi parlate con i giovani e dite la parola diritto immediatamente lui ci mette la parola individuo. Diritto, diventa diritto individuale.  E i diritti individuali oggi e sono il nemico numero uno della convivenza, perchè sono il meccanismo di proiezione narcisistica dei propri bisogni infiniti. Per quello la comunità ha senso. Perchè non è individuale. Ma ha senso se abbiamo in mente che la comunità ci riguarda non come appartenenza, ma come espressione dell'essere.

Noi siamo comunità, non apparteniamo alla comunità. E' una antropologia tipicamente cristiana: la. persona... Questo tema dell'alleanza deve andare oltre la questione dei diritti. Questione che voi avete cavalcato a lungo. Deve trovare una visione, un'orizzonte che è più ampio dell'idea della tutela dei diritti. Persino dei diritti dei deboli. In comunità ospito tante di quelle persone che escono dal circuito dei servizi sociali, che arrivano a casa mia... ve le regalerei tutte. Arrivano a casa mia, e io le ospito gratis, loro arrivano con tante di quelle pretese... Io li prendo tutti per il collo e dico: tu puoi andare a fanculo...E lui dice: tu non puoi. E io: Io posso, cazzo...! Sono  ragazzini di 15 anni, che sono stati nel sistema di welfare, che è tremendo dal loro punto di vista, hanno imparato a mediare la loro sopravvivenza nel sistema che li contiene. Non sanno cosa è la libertà, cosa è l'obbligazione morale, per citare Simone Weil, non sanno cosa è la corresponsabilità. E' tutto un diritto individuale e tu devi riempire quel bisogno che non finisce mai. Le necessità dell'uomo sono 2-3. i bisogni sono moltiplicabili all'infinito. Il consumismo li porta all'iper infinito. Bisogna avere le unghie rosse, i capelli blu... l diritto individuale ti porta lì. Perchè tu sei ab-soluto come individuo, non sei dentro una relazione. Qui mi piacerebbe ricordare la tradizione delle Acli, che è stata anche trasgressiva, nel senso di non entrare immediatamente in un meccanismo. Ho presente le origini, con il sindacato. Secondo me voi dovreste riviver quel periodo lì. 

Servirebbe uno scarto. Uno scarto di lato. Il tema organizzativo non è affrontabile se prima visione e missione non trovano un punto di condivisione tra di voi. E non trovano un punto di incontro con un ascolto del territorio molto concreto e molto realistico. Per me questo poi influisce anche sulla questione economica, dei profili professionali, delle forme. Oggi territorio e comunità sono due parole molto molto scivolose, ma proprio tanto...

Gradirei un po' di concretezza, quindi alla fine anche di servizi. Io faccio anche l'imprenditore ma so che se voglio ottenre un risultato che riguarda il legame sociale devo averlo in mente, il legame sociale. Il servizio di per sé non genera nè significato né legame. Genera puro consumo individuale. Tra la'tlro il capitalismo è talmente bravo che con la storia dello sharing ha fottuto anche l'immaginario collettivo. Che bello, andiamo insieme a comprare all'Ikea. Abbiamo inventato l'autostop e l'abbiamo venduto ai pazzoni di bla bla car. Ci scambiamo le case, che era la cosa tipica dei cristiani, e facciamo fare i soldi a quello là. Capite come sono avanti! Là dietro c'è una visione della persona, una visione del mondo. Ha ragione il Mauro (Magatti ndr), siamo di fronte ad un cambio di  paradigma. Non si può stare sul vecchio paradigma. Ma i principi che ci hanno formato nel 900 sono ancora buoni? La mia risposta è si. I principi si, non le forme. Le forme devono riallocarsi.

(...) 

Johnny Dotti: Mi concentrerei di più sull'organismo e poi sull'organizzazione. L'organismo è il vivente. Sono le relazioni, è il vivente comune. Poi hai bisogno della struttura ossea. L'organizzazione è la struttura ossea. Non è nè i muscoli, né il sangue, né il cervello, né il sistema nervoso, né il sistema genitale. Sono le ossa l'organizzazione. Ma le ossa non fanno la direzione. Non so se sono stato chiaro. Al centro dovete dimagrire, moltissimo, quasi anoressici. Mentre dovete salire di peso specifico. Chiaro? Va fatta questa operazione qui. Meno funzione, più cuore, più testa. Quindi anche geometrie variabili. 

Il meccanismo che si sta 4 anni... abbandonatelo, robe anziane, cose vecchissime! Vecchissimo! Qui servono team building, montaggio, smontaggio, molto più veloci. Poche cose fisse. Perchè, lo so, serve un po' di rito ieratico, del re e della regina... Ma l'autorità non si produce da quelle cose lì. L'autorità si produce perchè facciamo crescere le cose. Ricordate che augere è far crescere. L'autorità non è il potere, non è il ruolo. C'è bisogno che il centro aumenti in autorità, perchè, se deve orientare strategicamente, deve avere l'autorità. Gli deve essere riconosciuta quella autorità lì. Che è diverso da avere lì quelli del centro, quelli del sud, quelli del nord, quello era un vecchio meccanismo para democristiano. Serviva a far crescere le truppe...Qui non avete più lo sbocco delle truppe... 

Il centro non deve indebolirsi. Deve essere ispirante. Studiate gli istituti religiosi. Io ne sto accompagnando tanti, alcuni vanno sanamente accompagnati a morire, devono solo consegnare a qualcun altro. Inutile accanirsi con l'ossigeno in certe situazioni. Vi fa onore il percorso che state facendo. Lo dico veramente, non sottovalutate quello che state facendo. Non lo stanno facendo in tanti. Vedo molta gente abbarbicata lì, sperando che torni l'aurora (usando anche metafore cristiane in modo sbagliato). La sentinella, aspetta l'aurora...Il sole è già sorto da un'altra parte, e tu sei lì a guardare il muro. Se guardi il muro, il sole non ci sarà mai! Vi apprezzo molto, al di là di quello che come uomini si sarà in grado di fare. 

Ma non abbiate paura ad affrontare alcuni nodi! Compreso il potere. Noi produciamo forme fotocopiate del potere degli altri. Sarebbe bello essere in grado, nelle trasformazioni, di trovare modalità altre di affrontare il potere. Il potere è roba hard per noi, le nostre organizzazioni funzionano sempre per capro espiatorio. Funzionano sempre in modo tribale. I capitalisti sono più evoluti. Perchè almeno parlano di soldi, del potere... Da noi, che ci consideriamo eticamente superiori, poi sotto... delle legnate! Lo vedo fare ai preti, alle suore, ai cardinali, ai parroci... Se riuscite a passare dentro a questa cosa, con un po' di buon senso...questi sono valori aggiunti. Siccome so come siete arrivati a questa presidenza qui, mi sento di dirvelo... E' un segno di Dio...

(...) 

Le forme dell'abitare. Avevate in casa una cosa pazzesca che era Acli Casa...Adesso dovreste dire: Da domani noi ci impegniamo sulle forme nuove dell'abitare. Non nel fare case più o meno a basso costo, per gli sfigati, con l'aiuto dello Stato. Le nuove forme dell'abitare. Voi avete quella grande tradizione. Ritiratela fuori. In epoca fordista casa era dare forme di casa dignitose per gli operai e gli impiegati che andavano in fabbrica. E dargli la prima casa. Qui con la demografia attuale sono le forme dell'abitare da ripensare, è il software, non più l'hardware. Forme di casa in cui si recupera una forma di vicinato di un certo tipo. Di cogestione di servizi. Non “housing sociale”... lasciate perdere i nomi inglese. La nostra grande trazione, della case da ringhiera, delle cascine, delle masserie, dei quartieri...   Lì puoi costruire una narrazione vera e propria di convivenza. La nostra società non reggerà senza cose simili. Tra l'altro, mettete in moto il settore dell'edilizia. Il 30% dell'economia. Si mette in moto su nuove forme di abitare. Non  è solo questione ecologica. È la relazione con il mio vicino. Ho iniziato a fare 7-8 cose così'. Economicamente stanno andando benissimo. Lì puoi anche salire di scala. Ci vuole la capacità di costruire un format a livello nazionale e poi di modularlo a livello locale. L'avevate già fatto, è nella vostra tradizione. Nella vostra tradizione voi avete già tutto. Togliete via la polvere, gli orpelli, i merletti. Andate al vestito nudo com'era. Cosa era il vestito nudo? A cosa rispondeva? 

Johnny Dotti:  C'è un problema di senso sul lavoro. Lo fai a partire dai preadolescenti. Penso anche alla vostra formazione professionale. I ragazzi non sanno più cosa vuol dire lavorare. E dal punto di vista antropologico, per un mediterraneo è grave. I nostri apprendimenti più geniali avvengono nel rapporto con la realtà. Che ci fa mettere assieme il livello cognitivo astratto con il livello pragmatico creativo concreto. Lo sto facendo con gli oratori. I vostri circoli sono disponibili? Mi fate fare una sperimentazione con qualche circolo?

Per me questa è una fase bellissima. Il cambio paradigma non richiede di aggiungere un servizio ad un altro. Chiede di trasformare quello che c'è già nella tradizione. Quello che già facciamo. Non di aggiungere una cosa nuova. Di trasformare. Ma la trasformazione è come la Quaresima con la  Resurrezione. La Quaresima, è mortificazione, ad un certo punto ti sembra di morire totalmente... Ad un certo punto sei lì sospeso. Sei in grado di reggerla quella fase lì sospesa in croce? E' dura! Ma, da credenti, se non facciamo questo... che stiamo al mondo a fare? A tenere aperta una sede...? E chissene frega! Tutto passa! Son passati gli ordini religiosi... Anche quelli importanti sono morti. Non ci sono più. Ma è morto quel principio? No, è presente in un'altra forma.



Gita con la scuola al Museo della Polizia


Mamma: Cosa ti hanno spiegato? Di controllare il semaforo prima di attraversare?
Giovanni: No! Che se trovi un'arma per terra (per esempio una pistola) non devi raccoglierla o toccarla, mai! 
(Mmmm, va bene i tempi difficili e il degrado delle periferie... ma questa è una raccomandazione che non mi sarebbe mai venuta in mente! 😂)

#dettotranoi #faccioquellocheposso 

Cosa vuol dire pensare?- Marianella Sclavi

Uno degli strumenti che ci viene rifilato più di frequente oggi è il sondaggio di opinione. La sanità, la riforma… chiamo individualmente un...