Il nostro paese non ha una "Affermative action"...

Sant'Egidio 

Userò il termine immigrati, stranieri. Ma è improprio. Nel calderone degli immigrati ci sono persone che hanno permesso di lunga residenza. Ci sono immigrati che non possono ottenere cittadinanza ma sarebbero italiani, se fosse applicata ius soli? Si dovrebbe parlare di nuovi italiani.

Il tema “Casa e immigrati” ha bisogno di essere collocato nello scenario di oggi.
Scenario ben definito da Rosanvallon. Che parlando di quello che succede ha detto: qui non è più il problema del potere di acquisto, è il problema del potere di vivere. Non è un problema reddituale. Ma di diritti sociali non negati, ma non più esigibili. Questo crea un disagio enorme.

Quali sono i luoghi del disagio. I luoghi in cui il disagio diventa visibile.
Sono i pronto soccorso degli ospedali. Dove aspetti una notte, anche se sei grave.
Sono gli autobus, dove impieghi 2 ore e mezza per fare tragitti che sarebbero da 40 minuti.

I luoghi del disagio diventano luoghi del conflitto. Perchè diventano luoghi in cui la ricerca di un capro espiatorio è facile. Sei arrabbiato. Te la devi prendere con qualcuno. Finisci per prendertela con gli immigrati.

Non chiediamo una rivoluzione bolscevica...


Raucci – Unione Inquilini 

La povertà non è una colpa.
Abbiamo 40.000 – 50.000 nuclei con disagio abitativo.
Se non guardiamo l'insieme e non proviamo a proporre soluzioni reali il disagio continuerà a rigenerarsi di continuo. E non potrà che aumentare.

Diasgio abitativo a roma più o meno per 50.000 – 55.000 famiglie.
9.000 sfratti emessi. Dati min. Interno.

Gli sfratti sono un problema. Ma gli sfratti sono solo la punta dell'iceberg. Di un problema più ampio.

Per quanto incompleti abbiamo dati sulle persone in attesa di alloggio, in graduatoria.
Abbiamo i dati delle persone che vivono in alloggi impropri (non censiti ma realistici).
Dall'altro lato abbiamo i dati delle persone che vivono con contributo di assistenza municipale.
Erano 1300-1500 due anni fa. Circa 200 probabilmente con un colpo di fortuna hanno saputo usare bene il buono casa. Mentre il doppio o il triplo probabilmente nel frattempo sono state cacciate da casa solo per problemi burocratici (non per mancanza di pagamenti ma per mancanza di documenti, di firme, di fogli...).
Che tipo di contributo ricevono questo persone?
Le persone vivono tra le entrate del reddito e le uscite fisse dell'affitto. O intervieni sull'affito o intervieni sul reddito. Se non fai nessuna delle due cose e intervieni solo una tantum con un contributo rischi di peggiorare la situazione perchè di fatto vai solo ad alimentare la richiesta di chi pretende che gli affitti si mantengano alti.

Come si programma senza dati?


Enrico Puccini – Osservatorio Casa Roma 

Allo stato attuale i dati su Roma dicono che è una emergenza strutturale.

Come si diceva prima. Se ogni anno abbiamo circa 1500 nuovi nuclei che finiscono per strada. Se attualmente la soluzione sono le 500 case che assegna il comune. Anche facendo l'ipotesi di costruzione di 10.00 nuovi alloggi (trovando i finanziamenti ,realizzando i lavori …). Anche facendo tutto questo tra 10annici troveremmo con gli stessi dati di oggi. Perchè c'è comunque, in ogni calcolo possibile, un disavanzo di almeno 1.000 alloggi all'anno.

Allora va pensato qualcosa. Altrimenti si spendono tantissime energie per trovarci, inefficaci, alla situazione iniziale.

Noi abbiamo bisogno di trovare strumenti a breve per bloccare l'emorragia attuale. E avviare strumenti a medio termine per lavorare per smaltire il pregresso.

Per bloccare l'emorragia potremmo usare tutti gli strumenti di legge (morosità incolpevole, contributo all'affitto...). Per lavorare sul pregresso lo strumento principale è il patrimonio pubblico.
Il patrimonio pubblico è molto ricco, da 100 anni di costruzione. L'ultima stagione è finita ai primi anni 90.

O troviamo una soluzione o ci sarà una nuova ondata di occupazioni abitative, nonostante Salvini, nonostante l'art. 5, nonostante tutto... perché la gente non scompare...


Fabrizio Nizi – Action 

Action nasce nel 2000 provando a raccogliere la frase di Rodari, a raccogliere le lacrime che pesano. Non siamo un sindacato, non abbiamo una dimensione nazionale. Ma, per colpa di un disagio abitativo immane di questa città, abbiamo organizzato negli anni poco più di 1.000 famiglie.

Le storie di queste famiglie sono storie complicate da vivere, da raccontare, da dirimere e da sottoporre alla politica. La politica non ha mai ascoltato. 

Ci sono molte castronerie raccontate sulle occupazioni: 

Molti identificano tutte le realtà di occupazione con le occupazioni di case popolari. A Roma si è costruita una esperienza radicata e ampia, in periferia soprattuto, che organizza migliaia di persone e che a queste persone dà case provvisorie, temporanee. Noi non abbiamo mai occupato case popolari. Se c'è stata qualche occupazione di case popolari questa è stata prima dell'esperienza dei borghetti. Chi occupa, da anni, le case popolari, è la microcriminalità, il malaffare, con la complicità, spesso, della pubblica amministrazione.

Compito della politica non è contare le lacrime

Roberto Cellini – Alleanza della povertà Lazio 

Chi sono i nuovi poveri? Persone anziane, donne sole, padri separati, persone con problemi di salute, migranti... Di fronte a situazione di disagio differenti, difficile dare una risposta univoca. La condizione di marginalità chiama in causa bisogni molteplici che investono l'intera sfera della persona. 

La povertà non è stata sconfitta.
La mappa del disagio si è estesa, dalle periferie si è arrivati al centro.
Accanto alla povertà visibile stanno emergendo nuovi poveri.
I nuovi poveri sono quelli che sono in affitto, con un lavoro senza diritti.

Il rei prova ad intervenire (anche se è sottofinanziato) con un intervento mirato economico e con l'intervento dei servizi sociali in modo coordinato e multi-fattuale.

Di fronte a questo che strategia è in atto oggi:

Prima si individua una minoranza,
poi la si trasforma in devianza.
Poi si allude a queste persone come detentrici di un privilegio.
E poi si interviene con la forza per ripristinare la legalità.
Cosa risolve del problema? Niente.
(La giunta capitolina ha preso posizione contro il decreto sicurezza. Questo è apprezzabile).

Non siamo riusciti a capire fino in fondo il ruolo fondamentale della casa nella creazione della povertà

Guarnieri – Sunia 

Desmond “Sfrattati, miserie e profitti nelle città americane”.

“Sempre meno famiglie possono permettersi un tetto sulla testa. Questo è uno dei temi più urgenti e pressanti che l'America ha di fronte oggi. E riconoscere l'ampiezza e la profondità di questo problema cambia il nostro modo di guardare alla povertà.
Per decenni ci siamo concentrati soprattutto sulla disoccupazione, sull'assistenza pubblica, la cura di bambini e l'incarcerazione di massa. Nessuno può negare l'importanza di questi temi, tuttavia manca un elemento fondamentale. Non siamo riusciti a capire fino in fondo il ruolo fondamentale della casa nella creazione della povertà. 
Non tutti quelli che vivono in un quartiere difficile hanno rapporti con esponenti della criminalità, agenti di polizia, datori di lavoro, assistenti sociali o pastori... Ma quasi tutti hanno un padrone di casa”.

Desmond è un sociologo, giornalista. Con questo libro nel 2018 ha vinto un Pulitzer.
Sfumando ciò che è tipico della cultura americana, questo comunque descrive Roma oggi.
Senza un tetto sulla testa è negata ogni parvenza di dignità.
Senza tetto sulla testa non c'è accoglienza, integrazione...

Noi ci siamo ritrovati dietro a questo manifesto. Ci siamo parlati in maniera chiara e ci siamo detti che volevamo mettere a fattor comune le nostre esperienze. E che volevamo, assieme, fare un appello alle istituzioni. A smetterla con l'autoreferenzialità.

Che ognuno responsabilmente reagisca, dica, dia qualocosa



Mons. Lo Judice 

Siamo qui per metterci in ascolto attento dei problemi dell'abitare della nostra città.
Una città molto amata, che soffre di tanti mali.

Che ognuno, responsabilmente, reagisca, dica, dia qualcosa.

Da quando è stata fondata, circa 2000 anni fa', la Chiesa non può restare a guardare inerme di fronte alle ingiustizie. La Chiesa non può che mobilitarsi, di fronte alla povertà e all'ingiustizia.

Le risposte, però, non possono arrivare dal mettere avanti la propria personale e legittima esigenza.
Farlo è comprensibile. Ma non è sufficiente per muovere e mettere in moto un percorso e un processo. Quello che conta è una convergenza tra diverse e molteplici legittime esigenze.
Poi... la bellezza della differenza e della dialettica.
La dialettica, anche accesa, è qualcosa in grado di costruire situazioni nuove ed inedite.

Dobbiamo essere in grado di mettere a fuoco e a frutto la nostra fantasia.
Dobbiamo essere in grado di inventare qualcosa di nuovo e di diverso. Insieme.
Soprattutto su questo tema dell'abitare.

Teatro a piedi


Portare lo spettacolo in strada, per favorire l'incontro e riconquista di spazi urbani, per avvicinare i cittadini ai processi artistici.
Testi classici riletti, con allestimenti contemporanei, nella stazione della metro, in piazza, al mercato. 
Ieri e l'altro ieri era Il mercante di Venezia di Shakespeare. Messa in scena dalla compagnia del teatro dell'orologio. Al mercato rionale di Centocelle. 
Un teatro in piedi, un teatro #apiedi, che ti costringe a muoverti per gli spazi, in gruppo con altri, seguendo luci e suoni, per capire dove sta succedendo, ciò che sta succedendo. 


Passeggiando nella periferia romana: A Villa Gordiani


E' incredibile (anzi no) come la stessa cosa, da punti di vista diversi, appaia del tutto diversa.
E come le cose mutino nel tempo. E come i luoghi, volenti o nolenti, cambino assieme alle persone e ai loro spostamenti.

Oggi "Passeggiando nella periferia romana" è presentato alla Libreria "TodoModo" in Largo Agosta.

Geograficamente si potrebbe dire che si è praticamente nel territorio che fu la borgata Gordiani. Ma oggi ciò che resta di quella storia, in realtà, va cercato alcune vie più in là. Verso via Venezia Giulia.
Dove gli abitanti della borgata sono stati trasferiti.

Qui, oggi, tutta gente venuta ad abitare da fuori. Gente che quella storia non l'ha ereditata.
Al massimo, a volte, l'ha cercata ed approfondita, per curiosità o per ricostruire un'identità.





Cosa vuol dire pensare?- Marianella Sclavi

Uno degli strumenti che ci viene rifilato più di frequente oggi è il sondaggio di opinione. La sanità, la riforma… chiamo individualmente un...