La famiglia, gli assoluti e il senso del tempo...


1. Gli assoluti e il senso del tempo.
Sono andata a rileggermi il dibattito sul tema famiglia in assemblea costituente. È davvero molto interessante. Vedi questi giganti (Calamandrei, Moro, Togliatti, Jotti... ) impegnati in altissimi ragionamenti ma anche in piccole mediazioni, punzecchiature, frecciate personali...e capisci che i tempi sono cambiati, ma anche che tutto diventa mitologico solo a posteriori...Ma non è questo il punto, ovviamente.

La cosa che mi ha colpito è notare che la contrapposizione tra mondo cattolico e sinistra era tutta sull'indissolubilità del matrimonio. Con corollario della totale parità tra coniugi contrapposta all'esigenza di mantenere un "vantaggio" paterno. Non è strano. Erano gli anni 40. Le donne non avevano nemmeno il diritto di voto e la DC su questo interpretava anche le idee del mondo contadino comunista. E come andò a finire? Il fronte comunista vinse la battaglia (nella Costituzione la famiglia non fu indissolubile) ma perse doppiamente la guerra (perché per il divorzio dovette aspettare 30 anni e soprattutto perché il PCI perse le elezioni del 48).
 
A rileggere la storia, 70 anni dopo, non si può non notare che il concetto di famiglia si modifica nel tempo. Per tutti. Anche per i cattolici. Che oggi si sentirebbero a disagio nel fare una battaglia frontale a difesa dell'indissolubilità del matrimonio civile. Ad esempio. Eppure allora sembrava si trattasse di un punto di non ritorno. Come dire che gli assoluti, visti a distanza di tempo, assumono tutti una minore assolutezza. E questo forse ci aiuta anche a ridimensionare gli scontri. 

2. Cosa pensano i cattolici degli omosessuali
Oggi il nodo è il riconoscimento delle unioni civili delle coppie omosessuali. Ed io non riesco a non partire da alcune domande. Esistono persone omosessuali. E' un dato di realtà. Ineludibile. Come cattolici noi cosa pensiamo? Pensiamo che vogliamo uno Stato in cui loro debbano per forza restare soli a vita? O pensiamo che anche le persone omosessuali possano provare a costruire una progettualità di vita con un'altra persona, una solidarietà fatta di affetti e sogni ma anche di diritti e doveri, di segni ed impegni socialmente riconosciuti e riconoscibili? 

3. Dai monologhi al dialogo

Amo la piazza, e scendere in piazza per ciò in cui si crede è un diritto. Ma temo le due piazze di questi giorni finiscano per essere legittimi monologhi. Mentre noi abbiamo bisogno (se vogliamo essere un popolo) di dialoghi. Di costruire unità, nella pluralità. E possiamo farlo solo assieme.

Perchè il dibattito culturale e sociale non può essere rinchiuso nelle strettoie del dibattito legislativo. Non può essere la legge l'unica forma di riconoscimento culturale. E non può essere la politica (in crisi) l'unico soggetto cui deleghiamo la composizione delle sintesi. 
E allora mi verrebbe da dire che abbiamo bisogno di approvare la legge ma anche di approfondire il senso antropologico e civico che vogliamo attribuire al concetto di famiglia.
La famiglia è qualcosa di naturale che lo Stato riconosce o nasce da un istituto giuridico specifico (sia esso solo il matrimonio od altro?).  
La famiglia nasce da una scelta reciprocamente e pubblicamente assunta da persone adulte o è qualcosa che si determina in automatico come conseguenza di altri fatti (siano essi la convivenza o l'aver generato assieme un figlio od altro...)?  
Se forse potremmo convenire tutti sul fatto che la famiglia in essenza è alleanza, solidarietà e progettualità, quanto questo ha necessità di declinarsi nel rapporto tra generi e tra generazioni perché si dia famiglia?
Personalmente non ho certezze granitiche. Solo piste di riflessione. Ma mi verrebbe da dire che al momento la mia idea di famiglia (civilmente parlando) si attesta sul fatto che ci siano due persone adulte che, in una dimensione che comprenda affetto e sessualità, fanno un patto di solidarietà e progettualità comune. E scelgono che questo patto non sia solo un fatto privato ma che abbia una valenza sociale. Poi affetto e sessualità nel tempo possono mutare o persino sparire. Ma, fino a che la scelta tra i due resta in piedi, la società sa che su quella formazione sociale può contare. 

E due persone che convivono e basta? La realtà è superiore all'idea. Sono famiglia, nei fatti. Ma quello per me è un fatto privato. Non è una fatto sociale. La società non sa se e quanto può contare su quell'unione. Tutte le scelte possono non essere eterne, è vero. Ma l'esistenza di una scelta non è un fatto irrilevante. Per questo non mi convince moltissimo la parte di legge sulle convivenze di fatto.

4. Famiglia e generatività
E poi c'è il tema della generatività. Seguendo la "mia pista" ogni famiglia per essere tale deve contenere in sé l'apertura ad una generatività. Ma non necessariamente questo deve significare generatività fisica. Si può essere famiglia anche senza avere figli. Questo a mio parere vale per tutti. Famiglie omosessuali e famiglie eterosessuali. E credo sia utile approfondire e riconoscere anche questo aspetto. Perchè altrimenti si finisce per considerare le famiglie senza figli come di serie B o si spingono le unioni omosessuali a cercare a tutti i costi di avere dei figli anche solo per potersi riconoscere come famiglia.

Dopo di che credo sia opportuno riconoscere le unioni civili tra omosessuali e anche tutelare i bambini che vivono all'interno di famiglie omosessuali e garantire loro rapporti solidi con gli adulti di riferimento. Perchè questi bambini esistono e la realtà è sempre superiore all'idea.

Ma è innegabile, il tema del riconoscimento sociale e giuridico di una coppia omosessuale è una cosa.  Il riconoscimento del diritto di essere genitori è un altro. In primo luogo perché il diritto di essere genitori in sé non esiste. Per nessuno. In secondo luogo perché, anche in questo caso, la realtà è superiore all'idea. Ed è la realtà che dice che le coppie omosessuali non sono fisicamente generative in modo autosufficiente. Sempre la realtà dice che le persone che lo desiderano trovano comunque (in Italia o all'estero) modalità per mettere alla luce un figlio. Per coppie omosessuali di donne questo spesso comporta scelte in tutto simili a quelle compiute da tante coppie eterosessuali. Per coppie omosessuali di uomini questo comporta modalità più delicate e complesse e controverse.

Uscendo da arroccamenti di posizione simmetrici credo che allora tutti potremmo riconoscere che il tema della generatività non autosufficiente apre infinite questioni delicate che hanno bisogno di essere approfondite culturalmente prima ancora che giuridicamente. Anche per recuperare un governo sulle cose e sulla vita e non far si che, semplicemente, tutto ciò che la scienza o la tecnica rendono possibile diventi automaticamente legittimo e socialmente buono ed utile.

P.S. Poi per chi crede può esserci la famiglia come sacramento e come vocazione e molto altro. Ma oggi stiamo discutendo di una legge...


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