Sono arrivata


Tappa 7: Valfabbrica - Assisi
circa 18 km, circa 4 ore e mezza. 

Assisi è dispersiva come sempre.

Entro diretta, fino alla tomba di Francesco.
Poggio lo zaino, mi siedo.
E penso che vorrei bere tutta l'acqua fino a svuotare la borraccia.

I talenti, la stoffa, Marta e Maria, Francesco, Egeria, Abramo.

Da Sansepolcro ad Assisi. 7 giorni. 140 km.  La via di Francesco. Da sola, ma non sola.

Sono arrivata.





Ho ancora la forza



Tappa 6: Da Bellugello a Valfabbrica
circa 18 km, circa 5 ore. 

Quasi finito. Tappa del tutto in solitaria.
Bisogno di silenzio.
Tempo per iniziare a sedimentare.
E per guardare al dopo.

Io ho camminato con te.

Libro di Osea 

Le vesciche non sono ancora passate.
Per il secondo giorno cammino con i sandali.
La stanchezza appesantisce gambe.
Il bruciore infuoca i tendini. 

Ho ancora la forza che serve a camminare,
picchiare ancora contro per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia!" 
Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un
motivo o l'altro so rifare...  
Ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantire...  

 Francesco Guccini - Ho ancora la forza 




L'incanto.



Tappa 5: Da Gubbio a...
Arrivata a Bellugello, frazione di Biscina. 
Circa 22 km. Circa 6 ore e mezza. 

"Il sentiero Assisi - Valfabbrica - Gubbio è fortemente dominato dallo spirito del viaggio di Francesco a Gubbio e della sua gaia e dolorosa formazione. Vi si potranno trovare, inseriti nella natura e nell'arte, gli aspetti essenziali della maturità del santo: il suo amore per il creato e la consapevolezza del dover essere Chiesa. La ricerca continua della peregrinazione come fondamento della stabilità e della conquista della regola".

Creato.
Chiesa.
Stabilità nel peregrinare.
Conquista della regola.

Gubbio è la città che più parla di Francesco.
Più di Assisi. Paradossalmente, o forse no.

"Qui Francesco placò la perniciosa lupa".
Non un Francesco per cui gli animali sono miracolosamente docili.
Un Francesco che affronta la paura e va incontro agli animali feroci.
E questi, miracolosamente, si ammansiscono.
La fragilità salva, non la forza.

Non ho incontrato lupi sul cammino.
Ma ho avuto paura dei cani. Da guardia, pastori, randagi.
Abbaiavano, ringhiavano, seguivano poi, per fortuna, ignoravano e se ne andavano.
Facevano tutto loro.
Tutto ciò che dovevo fare io era solo non fare niente.
E non è sempre semplice.

Oggi è stato faticoso. Ma bello.
Il sole. La lunghezza. Il sentiero ripido nel bosco. Non avere più acqua. Non sapere dove fermarsi. Non avere un posto per dormire.
Fatica, tanta, ma non sofferta. Serenità.

L'incanto è trovare persone che viaggiano sulla tua lunghezza d'onda, 
senza bisogno di rincorrere o essere inseguiti. 

Incanto. Si. E' la parola giusta.
Ognuno al proprio passo, senza forzare. Liberi ma non soli. Lasciarsi andare. Accogliersi.
Condividere. Una borraccia, un tetto, i pomodori raccolti dall'orto, le esperienze della vita.

Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso
ma guarda attorno a te, che doni che ti hanno fatto, 
ti sembra niente il sole! 

In fondo anche questo è un altro modo di dire Laudato sii.










Come on, rise up! Ultreya e Sumeya


Tappa 4: Pietralunga - Gubbio. 
Circa 20 km (tagliato un pezzo dello stradone in entrata in città) in quasi 7 ore. 

La terra trema.
E a differenza di ieri, oggi lo sappiamo bene anche noi.

La terra trema, a due passi da qui.
E qui sembra tutto così immobile ed ordinato.
La domanda di senso toglie fiato e leggerezza.

"La necessità di distinguere sempre, ogni giorno, l'essenziale dal superfluo". 
Sembra ovvio, non lo è. Lo zaino pesa sulle spalle ad ogni passo e ne è la dimostrazione.
Ho sbagliato gli scarponi. Ho sbagliato a fare lo zaino. Questo è evidente. Ma oggi ad appesantire il cammino è più il peso eccessivo dello zaino o quello del pensiero, rivolto all'indietro, che torna costantemente all'aver fatto quell'errore?

"Perchè cammini?"
"Perchè avevo bisogno di liberare la testa, sciacquare i pensieri".
E ti sembra libertà questo pensiero fisso sui dolori ai piedi e sulla strada da non perdere?
Questo avanzare incerto e zoppicante che implora solo acqua, ombra e pianura?

"Non è il dolore che disintegra le personalità, ma il frantumarsi degli schemi di senso"

"La fragilità di Dio - Contrappunti teologici ad un terremoto" 
di Brunetto Salvarani

Oggi è la crisi.
Sapevo sarebbe arrivata. La aspettavo.
Ma sono ancora a piedi.

Come?

4 ore su un sentiero isolato, senza scelte al semplice andare avanti, almeno fino "alla civiltà".
Non avere alternative aiuta.
Poi qualcuno che va abbastanza piano da poter scegliere il loro passo. Ritrovare un ritmo.
Un passo alla volta. Una salita alla volta. Un bivio alla volta.

La fatica del cammino è come il dolore del parto. E' enorme. E, durante, occupa tutto.
Dopo non si dimentica, ma riprende il suo spazio in un quadro di senso più ampio.

Now with my hands
I pray for the faith, Lord
We pray for your love, Lord
We pray for the lost, Lord
We pray for this world, Lord
We pray for the strength, Lord
Come on, rise up

Bruce Springsteen - My city of ruins 

Come on, rise up.
Ultreya e Sumeya.
(Cammino di Santiago. Una cosa tipo: "Più avanti, più in alto").

E si, non so come, ma questa è libertà.







Sarà un investimento, vedrai...


Tappa tre: da Città di Castello a Pietralunga.
26 km (tagliando con un passaggio la parte in città fatta già ieri), 7 ore e mezza.

C'è la coppia di 70enni di Milano che ha scelto il cammino per festeggiare il 45' di matrimonio. La sera non disdegna una bella tagliata e certe volte accorcia di poco le tappe con un passaggio. Saggezza, non pigrizia.
"Sai, noi abbiamo una certa età, sappiamo cosa è fattibile per noi, coi nostri acciacchi...".

C'è la coppia esperta, di Parma, che ha già fatto Santiago.
"Qui è molto più pesante, non c'è dubbio. Lì è lungo, ma è piano. E il fatto che hai accoglienza ovunque non ti obbliga a forzare le tappe". Dice lui.
"Sei da sola? Hai figli piccoli? Che bella idea! Una cosa così da sola da mamma...sarà un investimento, vedrai! Hai fatto benissimo, te lo dico per esperienza!". Dice lei.

C'è lo slovacco, super tecnico. Che parla poco, viaggia solo e va veloce.

E poi ci sono Francesco e Gisella. Che vanno con calma. Condividono il cibo, stringono le mani, dispensano sorrisi.
"Peccato che le pievi siano tutte chiuse. E peccato le guide suggeriscano tappe così lunghe,  sembra pensato più come un trekking che come un pellegrinaggio.
Ma lo spirito ognuno ce lo mette come vuole". E ci piazza un sorriso.
E poi la Chiesa più grande ce l'abbiamo attorno, sempre aperta, no?

È strana questa comunità in cammino. Ognuno la sua storia, ognuno il suo motivo, ognuno il suo passo. Ma in qualche modo, almeno in parte, stessa direzione.

E probabilmente, pur essendo molto vicini, eravamo gli unici in Italia a non sapere quasi niente del terremoto.

Questa è stata la tappa dell'un passo alla volta. Un obiettivo alla volta. Un monte. Un ristoro. Una possibile tappa. Non ho mai deciso di arrivare fino in fondo. Ho solo deciso, ogni volta, di continuare fino alla possibilità successiva.

Ed è stata la tappa del quasi cammino meditativo. Le salite con in testa i canti di Taizè. Mantra ripetuti all'infinito. Le discese con Forza venite gente. Leggerezza liberatoria.

Questo è il giorno in cui esco stanca, ma contenta e soddisfatta.








Passi lunghi e cadenzati


Tappa 2: Citerna - Città di Castello. 23km. 6 ore e mezza.
Salita e discesa, per tre volte consecutive.

"Quella che fa lei è la via preferita di Leonardo, lo sapeva?"
Il signore gentile di prima mattina uscendo da Citerna.

Quando sei sulla strada bianca il mondo dei fuori strada si divide nettamente in due: quelli che vanno imperterriti "sono grosso, si sposta lei" e quelli che rallentano, per non riempirti di polvere. 
Poi c'è il vecchietto che ti incrocia in salita, sfodera il sorriso e tira giù il finestrino:
"Vuole un passaggio?"
"No, grazie, continuo a piedi"
"Ogni giorno ne tiro su almeno uno come lei, sa?  Buona giornata!".
Oggi non avevo bisogno del passaggio.
Ma quella offerta mi ha dato energia per la salita.
La Provvidenza è fatta anche di cose così, credo.

Come le more e le mele trovate per strada. 
Acerbe, ammaccate o cadute. Magari non puoi mangiarle tutte perché metà è marcia. Ma sono buonissime.
Leggere: non le hai portate in spalla!

Gratuitamente avete ricevuto, 
gratuitamente date.

La salita ti toglie il fiato.
La discesa ti spacca i piedi.
I cerotti crescono in numero e dimensione. 

Salita, discesa, salita, discesa, salita, discesa. Impari a cambiare ritmo.
Passi lunghi e cadenzati. Diceva don Raf.
Passo dopo passo affini la sensibilità.
Allunga, accorcia, accelera, rallenta.
Impari a sentire il ritmo. E a farti portare.
Poi basta un secondo e ti trovi di nuovo fuori tempo, è come un ballo...

Lento come il movimento
Che se fai distratto
Perdi il tuo momento
Perdi l'attimo.

Città di Castello è bella.
Ma arrivare in città è dispersivo.

Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere,
è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode. 

Camminare. Contemplare. Ringraziare.
Per la perfetta letizia c'è bisogno di allenarsi ancora...













Corso per mediattivisti: l'associazione 21 luglio con Donata Columbro

 


Terza edizione del Corso per attivisti rom e sinti, organizzato da Associazione 21 Luglio, Amnesty International - Sezione Italiana, ERRC (Centro Europeo per i Diritti dei Rom). 

Nel video qualche spunto da Donata Columbro, giornalista e digital strategist, che ha contribuito alla formazione degli attivisti parlando di cyber attivismo e comunicazione on-line.

Risposta non c'è o forse chissà, caduta nel vento sarà...




Tappa 1: Sansepolcro-Citerna
13 km. 4 ore. Tutta pianura, salita solo sul finale.

Sansepolcro.
In cattedrale c'è già tutto.
Crocifissione. Resurrezione. Incredulità.
La fede fragile. Il bisogno di toccare con mano.

Sole.
Gli uomini che lavorano nei campi di tabacco hanno pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe. Tutti, giovani e vecchi, italiani e stranieri.
L'abbigliamento ha anche una utilità pratica, oltre l'estetica e l'ideologia.
Si potrebbe dire che io cammino con il velo. E rimpiango di non aver portato il foulard per coprire meglio il collo.

Donna di Citerna: Ieri era una bella giornata. Oggi c'è vento.
Io: È bello anche oggi. Il vento non dà mica fastidio.
D: Perché non vive qui. Il vento rovina i pensieri, sa? fa diventare pazzi! Ma...dove vive lei?
Io: a Roma.
D: Ah, Roma è bellissima. Ma con quello che succede oggi, vivere in città è da pazzi, meglio il vento.

Il vento impedisce il silenzio.
Suona qualsiasi cosa.
Suona le foglie. Ma anche le orecchie.
In certi tratti il vento ha il rumore di un mare agitato ed irregolare. Ti giri di scatto aspettandoti di vederlo e non c'è.
Starà qui la follia.

Il vento asciuga. E disidrata.
Ho finito 1 litro e mezzo di borraccia.
Ed ogni sorso mi sembrava indispensabile.

In salita mi manca il fiato.
Manca il vento da dentro.
Problema di passo, e di testa, prima che di gambe.
Primo giorno. Ritmo, ancora da trovare.

Primi segnali al piede.
Nell'incertezza ho messo il cerotto sia a me che allo scarpone.

Le donne di Citerna in strada parlano di cinghiali, volpi e lupi. Che rubano galline, azzannano gatti e rovinano raccolti.  E non siamo ancora a Gubbio.

A Messa nella Chiesa del monastero del buon rimedio. Celebra un prete anziano, tremante. Concelebra uno più anziano ancora. Su sedia a rotelle. Che parla a stento tra sé e sé.
"Chiedete una grazia, ora alla consacrazione. Ma fatelo davvero. Mettete sull'altare la vostra richiesta e il vostro impegno. Fatelo davvero. Pensate a qualcosa di specifico, non in generale. Non miracoli di quelli da tutto subito. Qualcosa di importante. Grande o piccolo. Fatelo. Credeteci. Non è per finta".
Suore anziane rispondono a memoria sbagliando i tempi. Suore giovani con la pelle nera suonano i bonghi a sorpresa, sul finale. E sembra bella anche Santa Maria del cammino.

Già... del cammino...

Fuori da Messa non resisto.
"Siete venuti a piedi, vero?"
Ero sicura. I pellegrini si riconoscono, dalla fatica nell'alzarsi e sedersi.
Marito e moglie. Da Prato. 
Facciamo strade diverse. Loro domani vanno verso Monterchi, io Città di Castello.
Hanno scelto la via bassa, limitando al minimo le montagne per doppiare le tappe. Sono forti ed  hanno fretta di tornare.
Oggi hanno fatto 35 km. Partendo alle 4.30 alla luce delle torce. 8 ore e mezza di cammino più le soste. E stasera sono distrutti.

"Io da sola non la farei". Mi dice lei.
"Guarda che non ce la fai a fare i 30 qui, tu". Mi dice lui.

E in quel momento mi passa la preoccupazione per le prossime tappe troppo lunghe. Da sola è la dimensione giusta. E non è una gara fisica, la mia. È un percorso. Voglio camminare verso Assisi. Non battere un record. È un percorso di senso. Non una corsa. E qualche modo di rendere fattibile le tappe lunghe lo troverò.

"Ascolta le gambe, loro ti danno il segnale per prendere il ritmo".

Oggi mi sento fortunata. E sono grata per questo tempo liberato. Grata a tutti quelli che stanno permettendo il mio essere qui.

Arezzo mi sembra già così lontana...

Quante le strade che un uomo farà
e quando fermarsi potrà?
Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar
per giungere e per riposar?
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.
Quanti bimbi innocenti dovranno morir
e senza sapere il perché?
Quanto giovane sangue versato sarà
finché un'alba nuova verrà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà...


         

In questa epoca di pazzi ci mancavano gli idioti del terrore


Trieste, ore sei del mattino. Ho dormito poco, come sempre prima dei viaggi. L’insonnia alla partenza è perfettamente normale. Sembra di avere la febbre, la mente è bombardata dai dubbi. Ci si chiede: ce la farò? Non sono troppo vecchio per una cosa così? E se dimentico qualcosa di importante? Pioverà? Non farà troppo caldo?
Ripeto: tormentarsi di dubbi all’inizio fa parte del viaggio. Poi basterà un passo fuori casa per spazzare via tutta quella nera nuvolaglia dalla mente. Ormai lo so, mi è successo mille volte. Ora so che il nostro corpo è sempre molto più forte di quanto possiamo immaginare.

Paolo Rumiz

Se lo dice lui. Però è Arezzo. E ci sono da smaltire le ultime 24 ore di viaggio non a piedi. E prima del primo passo ci manca ancora un pullman. E ci vuole un caffè.

Poi San Sepolcro. È un caso, ci volevano troppi giorni per partire da La Verna, ma può avere senso partire dalla tomba.

Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra.

Vangelo di Luca

Uh! com'è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore
in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore.
Ho sentito degli spari in una via del centro
quante stupide galline che si azzuffano per niente
minima immoralia
minima immoralia
e sommersi soprattutto da immondizie musicali.
Sul ponte sventola bandiera bianca.

La radio del pullman semivuoto manda Battiato.

#apiedi



M'intrigano le felci, in rovi inciampo



Settimana 5. 
(Non molto) camminare, ma insieme. 
L'incontro con rovi e tafani. 
La capacità di riformulare i piani.

Camminare è un antidoto a questa intossicazione ideologica o religiosa, e lo è "naturalmente". Camminiamo col nostro corpo. Questo semplice fatto ci consegna alla nuda vita, ai suoi elementi e bisogni più elementari: mangiare, bere e dormire, freddo e caldo, stanchezza e riposo, dolore e piacere; dove i nostri sensi sono tutti all'opera con una potenza e un'acutezza prodigiose che normalmente non sperimentiamo.

Camminare, una rivoluzione - Antonio Labbucci

Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo". 

Libro dell'esodo

Sotto cieli spaziali
traverso le radure
m'intrigano le felci
in rovi inciampo
s'apre di spine e cardi la mia pelle...

(Consorzio suonatori indipendenti -  Palpitazione tenue)

Da Cortona.

Giorno 1 chiacchiere di cammini pedalati altrui.


P: Poi il mattino dopo ti svegli che ti tira ogni tendine. Ti fa male ogni muscolo. Ci metti un po' anche solo per alzarti... 
A: Ma sai che a me quella sensazione piace? Perché in quel momento penso che finalmente sto usando il corpo per quello per cui è stato fatto. E il corpo si riattiva e risponde. Che il corpo non è fatto per stare tutto il giorno seduto davanti al computer. Non è fatto per farsi sempre portare.

Giorno 3. Nel bosco dietro casa.
Con marito, tre bimbi e le scoperte di Tommaso (4 anni) sull'armonia della natura.
"Noi pensiamo che non sanno parlare ed ascoltare. Solo perché non hanno orecchie e bocca. Invece non è così. I muschi parlano il muschiese, i sassi il sassese, i fiori il fiorisse, l'erba l'erbese, gli alberi l'alberino... Tutti parlano. Ognuno la sua lingua. Tutti diversi. Ma tra loro si capiscono. Sempre. Perfettamente".  


Giorno 5. Seguendo la strada basolata romana.
Da Cortona a Sant'Egidio.
Da Sant'Egidio a Sanbuchello.
Passando per Monte Cuculo, Monte Melillo e Portole.


     



Servono piedi buoni per la salita




Questa è stata la settimana di a piedi insieme. E dell'incontro con la salita.

La distanza non si misura in km. Ma in tempo di percorrenza, altezze e dislivelli. Andare non è più andare. È sempre salire o scendere.

Alcune ore di salita in montagna fanno di un briccone e di un santo due creature quasi uguali. La stanchezza è la via più breve verso l’uguaglianza e la fratellanza – e la libertà viene infine aggiunta dal sonno.
Friedrich Nietzsche

Credendo che egli fosse nella comitiva fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti.
Vangelo di Matteo

Lo sai che privato e politico
si confondono spesso
sarà diversa la musica
ma il controcanto è lo stesso.
Servono piedi buoni per la salita,
fortuna e talento
e calli sulla punta delle dita.
De Gregori

E’ possibile camminare da soli.
Ma il buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita.
Ed esso esige dei buoni compagni.
Il buona camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati, stanchi…..intuisce il momento in cui cominciano a disperare.
Li prende per mano, là dove li trova.
Li ascolta con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino. 
Dom Helder Camara

Settimana 4. Da Germignaga. 

Giorno 1. Sulla linea Cadorna.
Via costruita per una invasione dalla Svizzera mai arrivata. 

Giorno 2. Cercando le vie del contrabbando. 
Dove gli "spalloni" passavano "di sfroso".
Perchè c'era un tempo in cui alla frontiera si controllava il passaggio delle merci. 

Giorno 3. Riposo.
Giorno 4. Riposo.

Giorno 5. Sul Monte Tamaro. 
Passando dalla Svizzera. Un po' a piedi un po' no.  

Giorno 6. Fino a San Michele. Nel bosco. 
Dove non c'è alternativa: la salita o è ripida o è lunga. 

Giorno 7. Unico giorno da sola. Al mattino presto.
In piano. Seguendo il Margorabbia. Che anche i torrenti cui non daresti due lire quando ha piovuto hanno il loro perché.

     
























Ci vuole pioggia e vento e sangue nelle vene



Nessuno si disseta ingoiando la saliva.  

Ci vuole pioggia e vento
e sangue nelle vene
e una ragione per vivere
e non restare a compiangermi.

Tensione evolutiva

- Lorenzo Cherubini, Jovanotti - 

Fuori quanto è brutto il tempo
però si è calmato il vento
il mio sguardo è meno freddo
questo inverno sta finendo.
Ogni cosa c'ha il suo tempo
chi ha pazienza ne uscirà
vado avanti e non ci penso
questo inverno passerà.

- Emis Killa - 

Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. 
I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio Dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. 

Libro di Giona 

Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra.

Simone Weil 

A piedi. Settimana 3. Giorno 5. Da Buccinasco ad Abbiategrasso più spiccioli. Seguendo l'Alzaia. 31104 passi. 25 km.

Uno di quei giorni in cui "bagnato fino al midollo" non è un modo di dire. E in cui poi ti si asciuga tutto addosso, col vento. Pioggia, vento e sangue nelle vene. 
Foto mancate: il temporale, non prima o dopo ma durante. E la cicogna, che sorvola a pelo d'acqua, con le ali aperte, il Naviglio, bellissima. 
  


                               

Anche se poi tutto è magnifico

Anche l'energia si sgonfia talvolta


Sorridi quando piove
sei triste quando c'è il sole
devi smetterla di piangere fuori stagione
dai proviamo e poi vediamo che succede

Anche se poi tutto è magnifico
non lo prenderò come un rimprovero
è possibile abbia sogni sbagliati 
un po' illusi al momento
mi appartengono.

- Fedez - Francesca Michielin -


Solo la luce che ininterrottamente discende dal cielo fornisce ad un albero l'energia che fa penetrare a fondo nel terreno le possenti radici. In verità l'albero è radicato in cielo. 

Simone Weil 

Qual è i tuo mestiere? Da dove vieni? Quale è il tuo paese? A quale popolo appartieni? 

Libro di Giona

Settimana 3. Giorno 4. Cammino di mattina. Dopo il parco con i figli. Serve energia di scorta. Verso Milano passando da "dentro" e tornando dal Naviglio. 15 km. A piedi.    


Tradizione di cascina, trasformata 
Acqua di chiusa di Leonardo 

Verde su viola
Energia tascabile (anche se il caldo un po' l'ha trasformata)
  


All'ombra


Ombra con filo.

Vi sono circostanze in cui una forza pressoché infinitesimale è decisiva. Una collettività è molto più forte di un uomo solo, ma qualsiasi collettività ha bisogno, per esistere, di operazioni - l'addizione ne è esempio elementare - che si compiono unicamente in uno spirito in stato di solitudine. 
Questo bisogno dà la possibilità di una presa dell'impersonale sul collettivo, purché si sappia escogitare un metodo per farne uso. Chi è penetrato nell'ambito impersonale vi trova una responsabilità nei confronti di tutti gli esseri umani. 
Quella di proteggere in loro non già la persona, bensì ogni fragile possibilità di passaggio all'impersonale che la persona ricopre. Anzitutto a costoro deve rivolgersi l'appello al rispetto per il carattere sacro degli esseri umani. Infatti, perché un tale appello abbia un'esistenza, bisogna che sia rivolto a esseri in grado di udirlo. 

Simone Weil 

Allora Giona ucì dalla città e sostò ad oriente di essa.
Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere cosa sarebbe avvenuto nella città. 
Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra alla sua testa e liberarlo dal suo male. 

Libro di Giona

Tu lo sai
si tu lo sai quello che vale 
oltre i silenzi e le parole 
fra noi 
che cosa vuoi che io ti dia
questa incertezza
o una maldestra compagnia 

Gianmaria Testa 

Settimana 3. Giorno 3. Cammino il pomeriggio. Da Buccinasco ad Assago passando da Gudogambaredo. 25.435 passi. 21,63 km. Il sole spacca le pietre e la pelle. A piedi. 

Foto mancata: un campo di riso, verde verdissimo. Brillante. Un cielo azzurro chiaro, quasi bianco. Sole. Un trattore (o simile) che passa lento. Mi è parso il ritratto di uno dei volti della Lombardia. 


Quasi un occhio. Per vedere indietro.
Acqua. Ombra. Muretto. Sosta.

Acqua che muove. Mulino.
Sole. 








Quella parte del cuore che grida contro il male




Si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. 

Libro di Giona


Eccetto l'intelligenza, l'unica facoltà umana veramente interessata alla pubblica libertà di espressione è quella parte del cuore che grida contro il male. 
Occorre un regime caratterizzato non tanto dalla libertà quanto da un'atmosfera di silenzio e di attenzione ove questo grido fievole e maldestro possa farsi udire. 
Occorre infine un sistema di istituzioni tale da portare il più possibile alle funzioni di comando uomini capaci e desiderosi di udirlo e di comprenderlo. 
E' chiaro che un partito occupato nella conquista o nella conservazione del potere governativo non può discernere in queste grida altro che rumore. E reagirà in modo diverso secondo che questo rumore intralci o al contrario rafforzi quello della sua propaganda. In ogni caso non è in grado di prestare quell'attenzione amorevole e penetrante che permette di discernerne il significato. 
Questo val, ad un grado minore, anche per le organizzazioni che per contagio imitano i partiti. 

Simone Weil 

Non sono venuto per salutare
perché io non lo capisco
il tempo giusto del saluto
che trova le parole
e toglie la distanza
e poi libera le mani
lascia guardare
al di là del muro di uno stanza
guardare.

Lasciami andare.    

Gianmaria Testa 


Settimana 3. Giorno 2. Milano (dintorni). 25300 Passi. 21,23 Km. A piedi. 









Lei non mi interessa!









Nuovo da lasciare un gusto in gola
nuovo come una parola che non so.
Nuovo che se chiamo e non rispondi 
molto forte
molto più forte ti chiamerò.


Gianmaria Testa

Ti sembra giusto essere così sdegnato?


Libro di Giona


"Lei non m'interessa!". Un uomo non può rivolgere queste parole ad un altro uomo senza commettere una crudeltà e ferire la giustizia. 
Il vocabolario della moderna corrente di pensiero detta personalista è erroneo. E in questo ambito, là dove vi è un grave errore di vocabolario, è difficile che non vi sia un grave errore di pensiero. 
In ogni uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. E' semplicemente lui. Quell'uomo. 

Simone Weil 

Settimana 3. Giorno 1. Milano (dintorni). 23340 passi. 19,40 km. A piedi. 


    

Cosa vuol dire pensare?- Marianella Sclavi

Uno degli strumenti che ci viene rifilato più di frequente oggi è il sondaggio di opinione. La sanità, la riforma… chiamo individualmente un...