Siamo noi i loro genitori, qui!



La figura del tutore volontario come forma di  genitorialità sociale 

E’ una questione di uguaglianza. Emerge la distanza tra il piano dell’affermazione dei diritti, nel quale il nostro paese è l’avanguardia, e il piano della loro attuazione concreta. E’ per questo che dobbiamo garantire a tutti i minori il loro presente, prima ancora che il loro futuro. E dobbiamo farlo noi, perché “Siamo noi i loro genitori”. Ha affermato il Garante Nazionale ponendo le basi del concetto di  genitorialità sociale applicata ai tutori. 

Ed è nelle parole dei diretti interessati che si possono ripercorrere le dimensioni di questo concetto di genitorialità sociale. 

Genitorialità sociale è “genitorialità condivisa" e consiste nella capacità di esercitare il proprio ruolo in modo non esclusivo, nella consapevolezza di condividerlo con altri” (una famiglia affidataria). 

Genitorialità sociale è “genitorialità leggera" perché non si assume la responsabilità economica del mantenimento, e non sceglie la convivenza. Ma soprattutto perché non si propone di trasformare radicalmente la vita delle persone, è “solo” provare ad essere un adulto di riferimento “sufficientemente buono” in mezzo a mille persone alle prese con un quotidiano complicato (un’ operatrice dei servizi)

“Non è un genitore. E’ una persona che sceglie di impegnarsi in un relazione significativacon un minore. E che sceglie di farlo socialmente, con un mandato esplicito della società, non in modo privato” (un garante regionale). 

“Non è un genitore, è un po’ uno zio. Lo zio buono, che non vive con te, che non vedi tutti i giorni. Ma da cui ti senti capito, con cui ti confidi e ti confronti per prendere le decisioni” (un tutore). 

“Un volontario competente, un microgarante” non nel senso di garante minus. Ma nel senso di garante per uno specifico ragazzo” (un garante regionale)

“Non sei tu e basta. Sei un’esponente della comunità locale che trova, finalmente mi verrebbe da dire, l’opportunità di fare qualcosa di concreto per sé e per gli altri. E nel farlo, trova l’occasione per conoscere maggiormente e sentirsi parte di quella comunità”(un tutore) 

Le metafore e le parole sono ancora tutte da costruire. Si tratta di sperimentare ed accompagnare. Sollecitando e promuovendo, in tutti, competenze educative e sociali nuoveQuel che è certo è che la scelta dei tutori può esprimere un recupero dei valori costituzionali che chiedono a tutti di svolgere un’attività utile a tutta la comunità (una presidente di tribunale per i minorenni). E quindi può essere una modalità, anche nuova, di esprimere cittadinanza sociale. 


Nel 2017 ho lavorato come Assistente Sociale in una comunità per minori stranieri non accompagnati. E a cavallo tra 2017 e 2018 ho frequentato un corso Asgi sulle forme giuridiche della tutela dei minori stranieri. E un corso alla Lumsa su "Lavorare con i minori stranieri non accompagnati". Nel frattempo è stata istituita la nuova figura dei tutori volontari. Il tutto mi ha portato a dedicare a questo aspetto il lavoro di project work.

Con una riaccolta di tutto il materiale disponibile sull'argomento scaricabile a questo link:



E con una riflessione su cosa l'introduzione di questa nuova figura comporta scaricabile a questo link:


E' passato qualche mese dall'aprile 2018, in cui questi lavori sono stati presentati.

Ma non avendo avuto tempo di lavorarci sopra in modo completo per dare un'altra forma, inizio a metterli a disposizione così come sono. Con un certo interesse per proseguire la ricerca, riflettere sulle idee e lavorare su altre forme possibili...





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