Una settimana di flanerie a Centocelle



Lunedì. 


Le prolisse passeggiate mi ispirano mille pensieri fruttuosi.
Mentre rinchiuso in casa avizzirei e inaridirei miseramente. 
L’andare a spasso non è per me solo salutare, ma anche profittevole, 
non è solo bello, ma anche utile.
Una passeggiata mi stimola professionalmente, 
ma al contempo mi procura anche uno svago personale. 
Mi consola, mi allieta e ristora. Mi dà godimento. 
Ma ha anche il vantaggio di spronarmi a nuove creazioni. 
Mi offre occasioni concrete, più o meno significative, 
che tornato a casa posso elaborare con impegno.

Robert Walser – La passeggiata

Fine luglio.  I figli che partono per le vacanze di branco lasciano in dote tempo libero e il bisogno di riformulare il quotidiano, per evitare che la preoccupazione si prenda troppo spazio e perché odio gli sprechi di opportunità. Il lavoro, nelle sue riformulazioni flessibili, in questo periodo non necessita né tempo integrale, nè presenza fisica in un dove. E quello stesso lavoro stimola all’idea di esplorazione. E di movimento. 

Da qui nasce l’#apiedi 2018. 

Flanerie a Centocelle. Ossia, a piedi, senza meta. In città. Più precisamente, nel quartiere in cui, ormai da oltre 10 anni, abito. Un’esplorazione dell’ovvio, del quotidiano. Un walk about. Un divertissment. E al tempo stesso un’urgenza, un bisogno, una necessità.  Comprendere la città e la sua essenza, in un momento in cui sembra di vederla sprofondare. 

Eppure, è un certezza, c’è qualcosa che non vediamo… 

Sette appunti, per sette giorni. Solo un inizio… 


L'inizio di #apiedi, nel 2016, è qui 

Le 15 cose (ovvie) che ho (re)imparato andando a piedi sono qui

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