La neve a Roma.


Non esiste buono o cattivo tempo. Esiste buono o cattivo equipaggiamento. Dicono gli scout, eccetera, eccetera...

Ecco, i romani lo sanno. Roma non è equipaggiata per la neve. E nemmeno i romani lo sono. Ma siccome la neve a Roma arriva una volta a quinquennio, questo non è un problema. Basta non pensare, con la neve, di andare a lavoro, di prendere la macchina, di aspettare un autobus...

I romani lo sanno. E, se possono, non ci provano proprio, con la neve, a fare la vita normale. Accettano l'eccezionalità e se la godono. Guardando. Fotografando. Giocando. Stando in famiglia. Facendo tutto ciò che vita normale non è. E guadagnandosi una giornata diversa. 

Adooooroooo questa giornata!!! Ha detto Giovanni. E la faccia con quell'espressione ce l'avevano in tanti per strada, in piazza e al parco. Anche tanti che romani non sono. Ma che qui sono arrivati, da vari posti del mondo. E per i quali la neve era una novità ancora più nuova. E una meraviglia ancora più meravigliosa.

Per prima cosa, riuscire a pensare...



Quali funzioni mettiamo in gioco in una (buona) relazione con l'altro?

- riuscire (noi stessi) a pensare
- aiutare (l'altro) a pensare, invece di agire
- tollerare di non sapere o di non capire 
(cioè, saper sostenere l'incertezza e la frustrazione, non per un attimo, ma per un certo tempo)
- saper tenere viva la propria curiosità verso la persona con cui stiamo entrando in contatto 
- saper dar spazio all'emergere dei sentimenti e delle emozioni dell'altro 
- saper dar spazio all'emergere dei sentimenti e delle emozioni proprie verso l'altro 
(in entrambe le direzioni, non solo quelle positive, anche quelle negative, non negarle, ascoltarle, smontarle, capirle)
- tollerare le difficoltà dell'altro (non pretendere che sia come io vorrei che fosse)
- tollerare le proprie difficoltà (non pretendere di essere perfetto). 

In parte possono essere propensioni e attitudini personali. 
Ma in grandissima parte sono aspetti che si allenano e si affinano, se si vuole. 

Così, mi pare la base minima anche per costruire la buona politica (che poi è la capacità di relazionarsi ad altri, per uscire assieme dai problemi comuni, no?)

Oggi al corso "Lavorare con minori stranieri non accompagnati" con LUMSA e Programma Integra, interessantissima lezione con Valeria Lucatello, Psicologa e Psicoterapeuta famigliare, Giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Roma, Responsabile della Scuola della seconda opportunità.  
Tra le tante cose, porto a casa questa riflessione. 
E il finale di lezione: "Grazie di questo scambio interprofessionale. Vi auguro di fare, almeno un po', almeno per un periodo, un lavoro che vi piaccia e abbia senso per voi").

3 minuti in podcast



Ci sono luoghi in cui è ancora Carnevale.
Ma per la maggior parte di noi le Ceneri di ieri hanno aperto la Quaresima.

Ed io ho scoperto che sul sito delle Acli Nazionali, ogni mattina, per tutta la Quaresima, è disponibile un mp3:

La lettura del Vangelo del giorno da parte di un attore.
Un breve commento di don Giovanni Nicolini.

Il tutto, per esempio oggi, non arriva a 3 minuti.
Ascoltabili direttamente online o scaricandoli.

Questo il link al sito Acli: Cosa ti dice il Signore in questo tempo?
Questo il link direttamente su Spreaker al pezzo di oggi: 15.02 - La misericordia di Dio

(per chi non lo conosce, Giovanni Nicolini è un dossettiano che a Bologna chiamano "il prete dei poveri". Qui avevo già riportato gli appunti di un suo intervento interessante: Alleanze prioritarie oggi - Nicolini

Il monologo di Favino e la campagna elettorale

Una scena di Quai Quest di Bernard Marie Koltes (autore anche de La Notte prima della foresta)
"Mi sono imbattuto in questo testo un giorno lontano (...)  Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. E’ uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io, la sua vita non è la mia, eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo come se lo fosse. (...) Forse è anche a questo che serve il Teatro" Questo era scritto a Natale a firma Pierfrancesco Favino sul sito del Teatro Ambra Jovinelli. Questa era ed è la potenza di quel testo. Questo è il senso dell'arte. Mi pare. 
"La letteratura non si gioca nello stesso campionato della cronaca. Nella realtà, se ci trovassimo di fronte ad alcuni eventi, andremmo a denunciarli. La letteratura è diverso. La letteratura è Seneca: nulla di umano ci è estraneo. Io con i miei principi morali detesto ciò che fa quel personaggio. Ma mentre leggo, arrivo ad immedesimarmi in lui. Arrivo a capire che quel personaggio è mio fratello. Che potrei farlo anch’io. E quindi mi spavento. La letteratura ci insegna a sospendere il giudizio. A capire che nessuna mostruosità ci è del tutto estranea. Perché affonda in noi. Nell’umano. Con la semplificazione si è già diviso in buoni e cattivi. E non ci si immedesima più. Non funziona più". Diceva Nadia Terranova a Torino con Animazione Sociale. 

Se non ci restano i bambini...


A scuola, per un colloquio con la maestra. Non è il primo. Non sarà l'ultimo. 
Ci fermiamo a parlare per un'oretta. Dalle 18.30 alle 19.30 di un martedi sera. Sedute nei banchi. In una posizione che è al tempo stesso di fianco e di fronte. La scuola è quasi vuota. Ed entrambe siamo sicuramente stanche. 

Però, almeno per me, è un bel colloquio. Ci confrontiamo nelle analisi, contaminiamo  nelle riflessioni. E concordiamo le modalità di procedere, fino alla prossima volta. 

"Sappiamo che ci siete, voi sapete che ci siamo. Proviamo così, poi vediamo, passo passo. E ci aggiorniamo". 

In mezzo a tutto questo, il resto: le tirocinanti dell'alternanza da accogliere e gestire, il progetto di musica proposto e non approvato, la Lim che resta accesa, la chat dei genitori, le circolari per le pagelle, le riunioni senza senso ma obbligatorie, quelle necessarie ma semi deserte, i corsi pro forma, il voto di comportamento, le griglie rigide per il giudizio di analisi... 

Nel complesso, la sensazione che la scuola (in quanto istituzione) sia più ostacolo che alleato dell'insegnare... 

Salutando ringrazio. 
"Non è scontato", le dico.
"Con tutto il resto addosso, se non ci restano i bambini e l'attenzione a loro, questo mestiere, che senso ha?", dice lei. 

Avrebbe potuto usare "Tutto il resto addosso" per giustificare l'impossibilità di avere una cura particolare dei bambini. Da mamma mi sarebbe pesato. Da lavoratrice avrei anche compreso.

Invece l'ha usato al contrario, per motivare il bisogno di prestare cura a ciò che dà senso.
Da mamma mi ha alleggerito. Da lavoratrice mi ha mostrato una possibilità.

Piccola magia della scuola.
Che dovrebbe essere (e qualche volta è) il luogo dell'incontro con il sapere e con le opportunità.  

Donne nella Chiesa, donne per la Chiesa


Paola la conosco. Il tema dell'identità di genere e delle convivenze tra diversità mi interessa. Ed esplorarlo anche rispetto al mondo cattolico credo sia opportuno. Per questo ho inizialmente fatto parte del gruppo.
In questa fase di di vita però non riesco a trovare il tempo per tutto. E altre cose hanno la priorità. Quindi non ho partecipato agli scambi con il metodo della revisione di vita e non ho dato alcun contributo nella elaborazione, sintesi e limatura finale. Ho solo "visto passare". E so già che non starò dietro nemmeno nella fase futura, a quel che da questo "lancio" nascerà.
Però il tema c'è. E credo sia importante che questo sia "dicibile". Che promuova in tutti (uomini e donne) consapevolezza. E che possa stimolare una riflessione comune.
Rispetto al manifesto:
Il "chi siamo" è naturalmente soggettivo (ma le presentazioni nel gruppo erano anche molto più sfumate e ricche di quanto un elenco sintetico di caratteristiche possa far sembrare).
La parte centrale è sicuramente la migliore ed è il vero punto di riflessione: l'analisi della situazione.
La parte finale è un punto di inizio. La prima frase di un dialogo. Credo.
Personalmente poi, forse, oltre alla questione priorità, ho capito che ho bisogno di soffermarmi ancora un po' sul "nella" prima di pensare al "per la"...
Auguro buon cammino a Paola e al gruppo. Il resto si vedrà...

Macerata...


Sabato a Labico, un momento di judo tra tre società diverse. 
Il maestro di quella locale si gira verso di noi (genitori venuti da Roma) e dice: facciamo verso l'altra parte, non ve la prendete, ma per loro è una novità, voi tanto siete abituati...
E noi, all'inizio sorpresi, quasi "offesi", ci mettiamo un po', parlando tra noi, per capire a cosa si riferisse... 
Eh si, perché quando ti abitui ad essere tutti diversi e stare tutti insieme, fatichi a capire cosa per gli altri "non è normale" della tua normalità...
E il divertente è che scopri anche che il criterio che ti sembra di aver identificato come discrimine per leggere le differenze è solo uno dei tanti possibili...

Ecco, pensando a Macerata a me è venuta in mente questa cosa qui...




I circoli di lavoratori: cellula base del movimento aclista dalle origini

I circoli esistono da quando esistono le Acli. Nella Acli della nascita, il circolo di lavoratori è la “cellula base” del movimento. I nucle...