Cosa vuol dire fare animazione di comunità, oggi?

Cosa vuol dire fare animazione di comunità, oggi?
E’ qualcosa di utile, in questa fase di emergenza? 
Non abbiamo risposte. Ma ci sembra di avere alcune, poche, certezze di premessa: 
ANIMARE
- E’ porsi le domande.
- Fare emergere i temi sentiti dalla comunità.
- Non rispondere individualmente.
- Non rispondere astrattamente.
- Partire sempre da ciò che c’è.
- Ricordare che c’è sempre più di quanto noi riusciamo a vedere. 
COMUNITARIAMENTE
- Per rispondere comunitariamente serve costruire spazi di dialogo e di ascolto profondo.
- Gli spazi di dialogo ed ascolto non nascono spontanei. Vanno pensati, curati e protetti.
- L’emergenza non appiana automaticamente le divergenze e le diversità esistenti. Anzi, l’oggi esaspera le diversità e le disuguaglianze preesistenti. Le fatiche personali e le condizioni emotivamente difficili di ognuno accentuano i punti di frizione. 
CONCRETAMENTE
- Per rispondere concretamente serve far dialogare le idee con la realtà.
- La realtà non è mai completamente visibile, ma per vederne almeno una parte servono più punti di vista.
Allora, cosa vuol dire animazione di comunità, oggi?
Anche qui, solo qualche spunto per riflettere sulla postura da assumere: 
- riconoscere dignità all’alterità. Le comunità sono differenti, le città sono differenti, le persone sono differenti, i momenti che stiamo vivendo sono differenti, le strategie per adattarsi al presente sono differenti. Non c’è unificazione possibile (che non sia autoritaria) in un unico orientamento e in un unico sentire. Ciò che accomuna tutti è il trovarsi di fronte a ciò che sta accadendo. Ci accomuna la domanda. Non la risposta. 
- Riconoscere il valore della persona umana. Al di là del ruolo e della struttura organizzativa esiste una potenzialità ed un valore in ognuno di noi come persona, che spesso non riusciamo a mettere a fuoco o non valorizziamo a sufficienza. Esiste però anche un limite ed una fragilità, di ciascuno di noi, in quanto persone. Anche di questo non siamo spesso consapevoli. 
- Riconoscere che nessuno di noi, singolarmente, possiede una visione complessiva della realtà. Per dare conto della complessità di questa realtà sono indispensabili più punti di vista da tenere insieme. Approcci e sguardi provenienti da territori, posizioni, ruoli, sensibilità e competenze differenti. 
- Promuovere un noi riflessivo. Occorre riflettere ed necessario farlo assieme. In questo momento difficile si sente il bisogno di fare maggiore chiarezza, di mantenere la lucidità, ma riflettere ora è difficile e non viene naturale. E’ legittimo sentirsi spaesati. L’emergenza sposta tutta l’attenzione sul tema della decisione. Quindi provare a riconoscere che riflettere con gli altri è un processo utile e necessario ci conduce alla necessità di promuovere contesti che aiutino a farlo. 
LA COMUNITA’
- Quale comunità? Le comunità sono cambiate. Diversi sono i bisogni e i desideri delle persone. E oggi ci chiediamo: ha senso continuare a fare quello che avevamo previsto di fare (anche se con nuove forme) o serve rivedere le attività, le azioni e ripensarsi in un contesto mutato? 
- E’ possibile una comunità virtuale? Siamo nel tempo del distanziamento. Che rapporto c’è tra comunità fisica e comunità virtuale? In questa situazioni quali sono le comunità di riferimento? Prima del Coronavirus contrapponevamo, per lo più, la comunità fisica alla community, la comunità reale a quella virtuale. Oggi siamo solo online. O noi diciamo che oggi non c’è nessuna reale comunità, oppure siamo costretti a dire che la comunità virtuale è anche un po’ reale e ha delle implicazioni. Se siamo costretti a modificare la nostra idea di comunità virtuale siamo anche costretti e ripensare alla comunità che consideriamo fisica e reale. 
LA COMUNITA’ OGGI NON VA SOLO ANIMATA, VA PRIMA DI TUTTO RI-ESPLORATA

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